Gli avvocati reggiani al fianco dei colleghi turchi

Il Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Reggio Emilia si unisce al Consiglio nazionale forense nell’appello al Governo per richiedere la liberazione degli avvocati detenuti ingiustamente nelle carceri turche

Ci sono paesi in cui l’esercizio del Diritto e la salvaguardia della Giustizia non trovano corrispondenza nelle istituzioni che li governano. E’ il caso della Turchia dove un regime autoritario e dispotico ha indagato più di 1500 avvocati, di cui oltre 600 sono ancora detenuti in carcere ed esclusi dal provvedimento di amnistia recentemente promosso in tutto il paese per ridurre il sovraffollamento carcerario e l’ulteriore propagarsi del virus. Ai legali turchi, in spregio alle convenzioni internazionali, è stata negata la possibilità di avere un giusto processo e sono stati tutti condannati per attività connesse alle loro funzioni di difensori.

Secondo l’ultimo rapporto del Consiglio nazionale forense, curato in collaborazione con l’associazione Arrested Lawyers che si occupa della persecuzione di massa degli avvocati in Turchia, a febbraio 2020 risultavano 605 arresti e 345 condanne arbitrarie per un totale di 2145 anni di prigione comminati agli avvocati turchi.

Il Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Reggio Emilia, ricordando che il 2020 è stato proclamato dal Cnf l’Anno dell’avvocato in pericolo nel mondo, ha raccolto la preoccupazione dell’avvocatura italiana per lo stato di salute dei avvocati detenuti che da settimane protestano con uno sciopero della fame, che intendono proseguire fino a quando le autorità turche non libereranno tutti i colleghi reclusi, ritenendo che in Turchia gli avvocati vengano “trattati come nemici da perseguitare e ridurre al silenzio, tanto che nei loro confronti vengono applicate leggi speciali, quali quelle per la lotta al terrorismo”.

Sulla base di queste considerazioni quindi il COA di Reggio Emilia, con la delibera presa ieri nel corso della ordinaria seduta del plenum, si unisce al Consiglio nazionale forense nell’appello alle istituzioni e al presidente del Consiglio dei ministri affinché l’Italia, tramite i canali della diplomazia, intervenga sul governo di Ankara al fine di ottenere l’immediata liberazione degli avvocati, e di tutti i prigionieri politici turchi, ingiustamente reclusi, accusati o condannati a causa del libero esercizio della professione.

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