Pasqua è festa del passaggio dalla morte alla vita di Gesù. Ma anche i non credenti, i “pensanti”, si pongono domande su quale “passaggio” sia utile aprire dopo questa tempesta. In questa insolita contingente distanza-vicinanza ci siamo dati appuntamento sui balconi per cantare; abbiamo colorato messaggi di speranza; abbiamo compreso che il rispetto di sé coincide col rispetto dell’altro; abbiamo conosciuto la spinta operosa di medici e infermieri, giovani e volontari che con le loro opere hanno abbattuto la cultura dei muri e dell’indifferenza. Sono tanti i morti a causa della pandemia tra i medici (in buona parte medici di famiglia), gli infermieri e il personale ausiliario. È pur vero d’altronde che, nei tempi bui, non si manifestano solo tensioni fraterne e solidali: vediamo pure uscire risentimento e intolleranza; la paura rischia di travolgere la ragione, l’incertezza tarpa le ali al futuro, la noia insidia la quotidianità, per molti anche la solitudine.
Continua a leggere tutto l’articolo di Luigi Bottazzi su La Libertà del 29 aprile 2020