Il peso delle parole

“Dalli all’untore”… chi non ricorda questa frase de I Promessi Sposi nelle pagine che rievocano la peste bubbonica scoppiata nel ’600 a Milano? È la scena di un’aggressione ai danni di un anziano, un linciaggio diremmo oggi, all’uscita di una chiesa milanese… additato come colui che spargeva la peste per tutta la città. Un abile stratagemma delle autorità del tempo per dare la colpa del contagio ad un capro espiatorio debole per non sobbarcarsi le mancate responsabilità in fatto di igiene per la Milano del tempo.

Sarebbe curioso chiedere al Manzoni degli untori di oggi. Già, perché ai tempi del Coronavirus questa figura è tornata più che mai attuale. Siamo tutti potenziali untori. Ma nell’oceano di parole spese per questa pandemia, nessuno affronta il dramma che vivono i cosiddetti untori. Figli che contagiano genitori, mariti che fanno ammalare le mogli, bimbi che condannano a morte i propri nonni.

Continua a leggere tutto l’articolo di Matteo Daolio su La Libertà del 29 aprile 2020 

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