Resta la preghiera, manca la comunità

Gentile Direttore,
volevo condividere con lei alcune riflessioni a riguardo della pandemia che ancora ci affligge. Scrivo queste poche riflessioni al termine del lungo glorioso giorno di Pasqua. Giorno che, come ben sappiamo, ne dura 8 di calendario in quella che è la domenica della Misericordia con la tristezza di non potere da ormai 2 mesi partecipare fisicamente a nessuna celebrazione eucaristica ma potendo solo esserne spettatore virtuale. Rattrista infatti il non poter condividere con altre persone la partecipazione al rinnovarsi incruento del sacrificio salvifico di Gesù Cristo come rattrista (e molto) il pensiero di migliaia di persone decedute senza la possibilità di un conforto religioso o della presenza di un qualunque parente. In questa situazione di privata libertà che ci spinge (o dovrebbe spingerci) ad un approfondimento delle nostra fede, la sola cosa che possiamo realisticamente fare è pregare per la nostra conversione, per quella di ogni persona, domandare che le decisioni di chi governa siano orientate al bene reale della gente (e non ad interessi ad esso estranei) e affinché questa pandemia possa concludersi rapidamente. Ma anche e soprattutto pregare (scrivo, come ho detto, nella domenica della Divina Misericordia) con la Coroncina per coloro che, soli e abbandonati, vanno incontro alla conclusione della loro vita terrena in fredda ed asettica stanza ospedaliera.

Leggi tutto l’articolo di Andrea Cocco su La Libertà del 29 aprile 2020 

 

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