L’inquietudine dell’uomo e l’incontro con il Signore

Domenica 26 aprile, la preghiera del Papa con cui ha introdotto la Santa Messa mattutina a Santa Marta  è stata “per tutte le persone che soffrono la tristezza, perché sono sole o perché non sanno quale futuro le aspetta o perché non possono portare avanti la famiglia perché non hanno soldi, perché non hanno lavoro. Tanta gente che soffre la tristezza”.

Nell’omelia, il Santo Padre ha commentato il brano del Vangelo di Luca (24, 13-35) che racconta l’incontro del Maestro con i discepoli di Emmaus.

“Tante volte abbiamo sentito che il cristianesimo non è solo una dottrina, non è un modo di comportarsi, non è una cultura. Sì, è tutto questo, ma più importante e per primo, è un incontro. Una persona è cristiana perché ha incontrato Gesù Cristo, si è lasciata incontrare da Lui.

Questo passo del Vangelo di Luca, ci racconta un incontro, il modo di capire bene come agisce il Signore, come è il modo nostro di agire”, ha detto Francesco.

Poi ha proseguito: “ Noi siamo nati con un seme di inquietudine. Dio ha voluto così: inquietudine di trovare pienezza, inquietudine di trovare Dio, tante volte anche senza sapere che noi abbiamo questa inquietudine. Il nostro cuore è inquieto, il nostro cuore ha sete: sete dell’incontro con Dio. Lo cerca, tante volte per strade sbagliate: si perde, poi torna, lo cerca … Dall’altra parte, Dio ha sete dell’incontro, a tal punto che ha inviato Gesù per incontrarci, per venire incontro a questa inquietudine”.

E lo stesso Sant’Agostino scriveva nelle “Confessioni”: Et inquietum est cor nostrum donec requiescat in te (e inquieto è il nostro cuore fino a quando non riposa in te).

Come agisce Gesù nell’incontro con i discepoli di Emmaus? Il Signore rispetta la loro situazione, non va avanti. Va lentamente, rispettoso dei nostri tempi. “È il Signore della pazienza. Quanta pazienza ha il Signore con ognuno di noi! Il Signore cammina accanto a noi. Ascolta le nostre inquietudini – le conosce! – e a un certo punto ci dice qualcosa. Al Signore piace sentire come noi parliamo, per capirci bene e per dare la risposta giusta a quella inquietudine. Il Signore non accelera il passo, va sempre al nostro passo, tante volte lento, ma la sua pazienza è così”.

 

Papa Francesco ha cos’ proseguito: c’è un’antica regola dei pellegrini che dice che il vero pellegrino deve andare al passo della persona più lenta. E Gesù è capace di questo, lo fa, non accelera, aspetta che noi compiamo il primo passo. E quando c’è il momento, ci fa la domanda. In questo caso è chiaro: ma di cosa parlate voi? si fa ignorante per farci parlare. A Lui piace che noi parliamo. Gli piace sentire questo, gli piace che noi parliamo così. Per ascoltarci e rispondere ci fa parlare, come se facesse l’ignorante, ma con tanto rispetto. E poi risponde, spiega, fino al punto necessario.

E’ stata una catechesi bellissima. E poi lo stesso Gesù che ci ha accompagnato, che ci ha avvicinato, fa finta di andare oltre per vedere la misura della nostra inquietudine: “No, vieni, vieni, rimani un po’ con noi”. Così si dà l’incontro.” Ma l’incontro non è soltanto il momento dello spezzare il pane, qui, ma è tutto il cammino. Noi incontriamo Gesù nel buio dei nostri dubbi. Anche nel dubbio brutto dei nostri peccati, Lui è lì per aiutarci, nelle nostre inquietudini … E’ sempre con noi”.

Il Signore ci accompagna perché ha voglia di incontrarci. “Per questo diciamo che il nocciolo del cristianesimo è un incontro: è l’incontro con Gesù. Perché tu sei cristiano? Perché tu sei cristiana? E tanta gente non sa dirlo. Alcuni, per tradizione ma, altri non sanno dirlo: perché hanno incontrato Gesù, ma non si sono accorti che era un incontro con Gesù. Gesù sempre ci cerca. Sempre. E noi abbiamo la nostra inquietudine. Nel momento che la nostra inquietudine incontra Gesù, lì incomincia la vita della grazia, la vita della pienezza, la vita del cammino cristiano”.

Che il Signore dia a tutti noi questa grazia di incontrare Gesù tutti i giorni, di sapere, di conoscere proprio che Lui cammina con noi in tutti i nostri momenti. È il nostro compagno di pellegrinaggio.

gar



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