Le decisioni, anche le più importanti come quelle in ambito medico, economico o sociale, sono oggi il frutto di volere umano e di una serie di contributi algoritmici. La vita umana, quindi, viene a trovarsi al punto di convergenza tra l’apporto propriamente umano e il calcolo automatico, cosicché risulta sempre più complesso comprenderne l’oggetto, prevederne gli effetti, definirne le responsabilità. Proprio le criticità del rapporto tra uomo e tecnologia erano il tema del workshop “Il ‘buon’ algoritmo? Intelligenza artificiale: etica, legge, salute” (The “good” Alghoritm? Artificial Intelligence: Ethics, Law, Health) che si è svolto in Vaticano presso la Pontificia Accademia per la Vita dal 26 al 28 febbraio scorsi.
Tre giorni di convegni a cui hanno partecipato oltre 450 fra accademici, scienziati e ingegneri di multinazionali della tecnologia, culminati con la firma di una “call for ethics” (una dichiarazione di impegno) sul rapporto tra etica e tecnologia che farà da guida alle future evoluzioni del settore e che è stata presentata a Papa Francesco, che ha pure inviato un suo messaggio al convegno.
Leggi tutto l’articolo di Alberto Saccani su La Libertà del 15 aprile 2020