Un nuovo modello di sviluppo e di crescita

“La montagna e la terra potranno rifornire beni utili da usare quotidianamente, belli da contemplare e buoni da mangiare?”. A questa domanda, posta nella sua “lettera alla Montagna” da don Angelo Guidetti in questa pagina de La Libertà del 1° aprile scorso, ascoltiamo cosa hanno risposto un gruppo di amici della montagna.

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Dopo anni di stordimento, di corse per appropriarci di cose, di sfruttamento delle persone, è venuto il tempo di alzare lo sguardo, di accorgerci che non siamo soli. La nostra montagna non va abbandonata! La terra e l’universo creato devono essere ascoltati! La nostra terra con il suo clima, con il suo ritmo a passo d’uomo, con i suoi sapori, con la sua aria pulita ha la capacità di far star bene e di raccontare alla città degli uomini, alla frenesia dei centri industriali, nuove dinamiche, regole fondamentali, valori irrinunciabili e tanta tanta umanità.
Può offrire straordinarie opportunità per la lotta al cambiamento climatico con i suoi boschi, con i suoi semi, con la sua produttività. La creatività delle persone che si laureano in artigianato (leggi: lavorare con arte) promuove nuovi modelli di sviluppo, può offrire prodotti genuini cominciando dal buon pane e dall’acqua pura, può curare la bellezza naturale in borghi restaurati per essere abitati, può far incontrare le famiglie con la natura senza bisogno di grosse cilindrate (certi tramonti e cieli stellati si godono ormai solo in montagna, purtroppo!), può favorire in mille modi sviluppo, salute, crescita e solidarietà con assistenza alle fasce deboli della famiglia e del quarto mondo che si è fatto così vicino.

Leggi l’articolo completo nella pagina della Montagna su La Libertà del 15 aprile 2020 

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