Didattica a distanza fra problemi e risorse

È l’occasione per verificare, almeno in ambito scolastico, come funziona l’Italia 2.0 o ancora meglio l’Italia che, nel futuro ormai prossimo, sarà connessa alla rete 5 GHz. Si comincia intanto con l’ennesimo acronimo, la DAD, didattica a distanza.
Sono oltre otto milioni gli studenti italiani rimasti a casa da quando è scoppiata l’epidemia da coronavirus. Il Ministero dell’Istruzione, guidato da Lucia Azzolina, si è attivato per aiutare gli alunni a proseguire gli studi nonostante la chiusura della scuola, ma gestire l’insegnamento a distanza non è semplice: ci sono i problemi di connessione web, mancanza di strumenti di comunicazione idonei, carenze e lacune nella formazione dei docenti circa l’uso di tecnologie per la didattica, difficoltà anche fra gli studenti, abituati a usare il mondo digitale solo per la socializzazione e il tempo libero.

Il governo ha stabilito lo stanziamento di 85 milioni di euro per la scuola a distanza: 10 milioni saranno utilizzati dagli istituti per dotarsi di piattaforme e strumenti digitali per l’apprendimento a distanza o per potenziare quelli già a disposizione, altri 5 per la formazione del personale scolastico sulle metodologie e le tecniche per la didattica online e i restanti 70 per mettere a disposizione degli studenti, in comodato d’uso, gli strumenti tecnologici e la connessione a internet per seguire le lezioni da casa.

Leggi tutto l’articolo di Mario Colletti su La Libertà del 15 aprile 2020 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *