Covid-19: Valore Aggiunto previsto in calo del 7,5%

Coinvolti tutti i comparti, con le maggiori sofferenze nella manifattura reggiana. La Camera di Commercio a sostegno della liquidità delle imprese

Il valore aggiunto della provincia di Reggio Emilia dovrebbe registrare, nel 2020, una contrazione del 7,5%, seguita da un rimbalzo positivo del 4% nell’anno prossimo, livello sufficiente a recuperare solo poco più della metà dei livelli di reddito che si perderanno in questi mesi.

E’ quanto emerge dall’analisi dell’Ufficio Studi della Camera di Commercio sulle elaborazione di aprile degli Scenari per le economie locali elaborati da Prometeia.

Se nelle previsioni di gennaio, ovvero prima del coronavirus, si ipotizzava, per il valore aggiunto, una crescita dello 0,7%, la pandemia ha compromesso quanto l’economia provinciale stava cercando di recuperare.

Già nel 2019 – sottolinea il presidente della Camera di Commercio, Stefano Landi abbiamo scontato l’andamento negativo della produzione manifatturiera, oggi in gran parte ancora ferma e, in prospettiva, ancora la più penalizzata da una congiuntura internazionale non favorevole, cui si stanno sovrapponendo le conseguenze della pandemia in corso”.

Pur avendo sempre a riferimento primario la salute delle persone – prosegue Landi – ci auguriamo che presto si generino condizioni atte alle riaperture dei siti produttivi e che, al contempo, salgano i sostegni a beneficio di tutto il sistema imprenditoriale e si realizzino quelle iniezioni di liquidità che sono necessarie tanto a resistere quanto a nuovi investimenti”.

Per parte nostra – conclude il presidente della Camera di Commercio – abbiamo dato una netta priorità ai nostri investimenti proprio a sostegno del credito alle imprese, sia ridurre o azzerare i tassi, sia per far scattare quelle garanzie che si rendono necessarie laddove non sono offerte dallo Stato e sono difficilmente sostenibili dalle imprese”.

La flessione prevista per il valore aggiunto provinciale dovrebbe coinvolgere tutti i settori economici, anche se con intensità differenti.

Quello manifatturiero – come detto da Landi – dovrebbe essere il comparto che, in misura più evidente, sconterà il peso della crisi, con una flessione del 13,2%; nel 2021 è poi previsto un incremento del 5,7%, con un recupero parziale della caduta ipotizzata per quest’anno.

Anche i servizi – commercio, attività finanziare ed assicurative, attività professionali, scientifiche, tecniche e di supporto alle imprese -, che producono il 60% del valore aggiunto provinciale, dovrebbero registrare un calo del Pil pari a 4,1%. Nel caso del terziario, l’incremento del 3,2% che si ipotizza per il 2021 dovrebbe permettere di recuperare i tre quarti di quanto perso nell’anno in corso.

La contrazione del settore edile della provincia di Reggio Emilia dovrebbe raggiunge, quest’anno, il 9,4%; la ripresa del comparto delle costruzioni, che era ipotizzata nelle previsioni di gennaio, è rimandata al 2021, anno in cui è previsto un recupero del valore aggiunto pari al +3,7%.

Per quanto riguarda l’agricoltura, dopo aver chiuso il 2019 con un calo del 3,1%, il valore aggiunto confermerà il trend negativo attestandosi, nell’anno in corso, al -2,6%; nel 2021 dovrebbe ritrovare il segno positivo, con un contenuto +0,5%.

Il rallentamento della crescita dell’industria, oltre all’effetto di rallentamento sul Pil, comporta intanto anche una frenata del commercio internazionale. Le ultime previsioni parlano di una flessione delle importazioni del 7,6%, ma è ancora più consistente il prezzo pagato dall’export del “made in Reggio Emilia”, che dovrebbe calare del 9,5%.

Sul fronte del mercato del lavoro, le elaborazioni di aprile effettuate da Prometeia stimano, in provincia di Reggio Emilia, una flessione dell’occupazione pari all’1%

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