Dove vanno i bambini non nati, rifiutati, respinti, scartati? Ora Carlo Casini lo sa, li vede, li incontra, lui che della vita prenatale, degli esseri umani concepiti nel grembo in attesa di venire alla luce è stato il difensore a vita.
Fedele fino all’ultimo come di fronte a una grazia, a un dono da vivere in ringraziamento, soffio divino nella materia umana. Si è spento come un’offerta, consumata dalla malattia; non però derubata dalla morte, ma consegnata alla Vita.
Il sunto della sua vita è quella parola, la Vita. Come l’ha venerata, difesa, protetta. Come ne ha fatto missione, vocazione. La vita dei più deboli, esposti alla sventura; iniziando a mettere occhi e cuore, da magistrato, sui patimenti dei ristretti per decisioni di giustizia, e sul dolore delle loro famiglie, in una diaconia laica di redenzione sociale. Laico, sì, esperto di leggi umane, decreti, gazzette e aule giudiziarie; ma laico con lo spirito del Concilio, cosciente di quella appassionata verità che “l’uomo è la prima via della Chiesa”, e divenuto esperto di umanità. La svolta vocazionale maturava in cuore nel tempo in cui si parlava d’aborto e si andava incrinando l’inviolabilità della vita umana, da sempre pietra angolare della civiltà giuridica. Se ne smarriva il segno sacro, la garanzia di trascendenza della persona umana.
Leggi tutto l’articolo di Giuseppe Anzani su La Libertà dell’8 aprile