Ecce Homo di Caravaggio

Il Pilato di Caravaggio punta uno sguardo severo e interrogativo su di noi. Il suo volto lascia trasparire un groviglio di emozioni anche contrastanti provate nel suo incontro con Gesù. Ma se non sapessimo che lui è Pilato e ci concentrassimo soprattutto nel gesto delle sue mani potremmo vedere in esse ciò che l’evangelista Matteo nella narrazione della Passione vuole raccontarci, tra le righe: chi è davvero Gesù. Dunque, ecco l’uomo.
Ecco l’uomo valutato e venduto per trenta monete d’argento dai sommi sacerdoti.
Ecco l’uomo che conosce il cuore dell’uomo nel profondo tanto da sapere che in esso matura anche il seme del tradimento.
Ma ecco l’uomo, il Maestro, che, pienamente consapevole di questo presagio, vuole festeggiare comunque la Pasqua con i suoi discepoli; l’uomo che recita benedizioni, spezza il suo corpo e lo dona ai Dodici.
Ecco l’uomo che rende grazie e proclama un’alleanza eterna, ecco l’uomo che perdona i peccati versando il suo sangue.
Ecco l’uomo dello scandalo.
Ecco l’uomo rinnegato persino dal suo primo apostolo. Ecco l’uomo che prova tristezza e angoscia di fronte al suo destino di morte.
Ma ecco l’uomo che, in questa angoscia, vuole accanto a sé i suoi amici per vegliare con lui.
Ecco l’uomo con l’anima triste fino alla morte, con la faccia a terra ma con lo sguardo sempre rivolto al Padre.

Leggi tutto l’articolo di Agnese Menozzi nella rubrica “Quaresimarte” su La Libertà dell’8 aprile

 

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