Carità ai tempi del Coronavirus

La riflessione e le proposte del direttore della Caritas diocesana

Da anni continuiamo a chiedere alle nostre parrocchie e ai nostri cristiani di offrire vicinanza, relazione e attenzione ai più piccoli e ai più fragili. Sembrerebbe che la pandemia che stiamo vivendo ci chieda al contrario di isolarci e di vedere gli altri come possibili portatori del Virus, possibili untori, quindi nemici da tenere a debita distanza, se possibile proprio da evitare. Siamo costretti a chiuderci nelle nostre case collegati h24 con i social media e con interminabili videoconferenze cui non eravamo abituati.

Penso, invece, che queste attenzioni apparentemente contrapposte siano le due facce della stessa medaglia e vadano assolutamente portate avanti insieme, con intelligenza e rispettando tutte le norme di sicurezza che ci vengono imposte.
Tali atteggiamenti dimostrano attenzione grande a chi soffre ed è in situazione di fragilità, proprio perché sono coloro che maggiormente avrebbero da perdere in caso di contagio.
Cosa possiamo fare allora? Cosa dobbiamo fare? Perché, sicuramente, qualcosa siamo chiamati a fare, non possiamo rimanere insensibili e chiusi in noi stessi.

Continua a leggere tutto l’articolo di Isacco Rinaldi su La Libertà dell’1 aprile



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