Un orecchio e un cuore attento anche a distanza

Riorganizzazione del Centro di Ascolto

In queste settimane il Centro di Ascolto della Caritas diocesana ha dovuto limitare i propri servizi, scegliendo di rimanere attivo attraverso una linea telefonica. Questa decisione ha profondamente modificato il lavoro perché il mezzo di comunicazione influenza la relazione e agisce anche sul target di persone che scelgono di contattarci.

La trasformazione più significativa è stata quella numerica: le persone che chiamano sono in numero ridotto rispetto a quelle che solitamente affluiscono al servizio a sportello aperto. Abbiamo notato un incremento del numero delle persone residenti, anche molto anziane, e di nuclei famigliari; parallelamente un calo delle richieste da parte di uomini soli senza fissa dimora. Abbiamo intercettato di nuovo persone che non venivano da molto tempo.

Questa nuova organizzazione del servizio ci ha imposto di fare un passo verso l’altro perché la gran parte delle persone che ci frequentava e che frequenta con regolarità la mensa, sceglie di non chiamare e, non vedendoci, non si sofferma per le solite quattro chiacchiere. Per questo motivo è diventato importante fare, da parte nostra, un passo verso di loro per capire come stanno e come vivono questo momento. Quindi cerchiamo di tenere vivi i contatti con gli utenti storici chiamandoli, se si può, con regolarità.

Abbiamo incrementato molto il rapporto di collaborazione con il Servizio Sociale, anzi in questa fase è diventato fondamentale, per superare virtualmente le restrizioni e entrare in contatto con coloro che, se prima dell’emergenza rimanevano in equilibrio precario e non si presentavano in Caritas, attualmente sono messi a dura prova proprio dalle limitazioni imposte dall’emergenza sanitaria. Tra queste una categoria su tutte è rappresentata dagli artisti di spettacoli viaggianti, i circensi. Prima del Coronavirus il Centro di Ascolto diocesano non incontrava, se non raramente, questa categoria di Sinti che invece, ora, è quella con la quale abbiamo il maggior numero di contatti giornalieri. La loro specifica difficoltà è dovuta al fatto che in questo periodo, solitamente, riprende la loro attività lavorativa, mentre ora, non potendosi spostare ed essendo sospese le attività ludico-ricreative, viene meno la loro unica fonte di guadagno.

La nostra attività ora si concentra sulle situazioni conosciute e non, per continuare ad erogare i beni di prima necessità: in primis il sostegno alimentare. Molte delle progettualità che seguivamo sono in stand-by perché gli uffici pubblici sono chiusi, così come le agenzie di ricerca lavoro e anche le pratiche di rinnovo del permesso di soggiorno sono ferme. Ora cerchiamo di incrociare le richieste che ci vengono dai Servizi Sociali con le disponibilità dei volontari e dei Centri di Ascolto parrocchiali.

In questo periodo si è sicuramente intensificato il rapporto con le parrocchie che fanno riferimento alle varie funzioni di Caritas diocesana per coordinare le forze e minimizzare i rischi. Purtroppo la realtà stessa di una situazione in continuo divenire ci fa mettere in discussione: quello che va bene un giorno, non è più attuale il giorno successivo. Questo ci impone un dialogo importante con le Istituzioni a diversi livelli e ci fa riscoprire l’importanza del nostro ruolo di advocacy.

L’ascolto, quindi, viene fatto in modo diverso, ma rimane ascolto. Nella chiusura fisica della nostra società, nell’impossibilità di continuare i soliti rapporti sociali, non deve venire meno l’ascolto, in particolare di coloro che rischiano di rimanere nella solitudine e nella difficoltà.

#iorestoacasa ma con le orecchie bene aperte, cercando modalità innovative per rimanere attenti ai più poveri e in difficoltà, mettendo in campo nuove iniziative che la “fantasia della carità” continua e suscitare.

 

Caritas diocesana RE

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