Sono giorni intensi, nell’aria si respira un progressivo senso di spaesamento, di resa. Si rimandano molte attività; si accede ai media per vedere se arrivano notizie confortanti nella speranza che quello che sta accadendo stia per finire e si possa dimenticare al più presto. Ci sono molte restrizioni, ma noi siamo ancora abituati a ritenerci un’eccezione, e ancora ci autorizziamo comunque ad uscire per fare un giro, per trovarci insieme come sempre.
All’inizio ci è parso di poter affrontare la cosa come se fosse una vacanza in più, temporanea, grave, ma non poi così tanto. Siamo stati attraversati dal pensiero che fosse una esagerazione. Poi, col passare dei giorni e con urgenza, abbiamo preso coscienza di essere dentro ad un’epidemia che sempre più ha iniziato ad abitare i nostri pensieri, le nostre abitudini, ad interrompere le nostre routine. Una nazione bloccata, ferma, con tutti i rischi che ne possono conseguire, prima di tutto dal punto di vista relazionale, poi economico.
Come possiamo imparare a fermarci? In teoria, per la fede cristiana, la domenica era proprio questa sosta, questa presa di distanza dalla routine settimanale per riempirla di significato ed il rito doveva rinnovare i gesti di tutti i giorni riempiendoli del senso della vita. Quindi una sosta piena di significati.
Leggi tutto l’articolo di don Pietro Adani su La Libertà del 25 marzo

Una famiglia recita il Rosario insieme a Papa Francesco.