Rolando e Guareschi salvano «il seme della fede»

Il 22 luglio 1956 il “Candido”, il settimanale satirico diretto da Giovannino Guareschi, pubblicò due pagine dedicate ai sacerdoti emiliani uccisi dai partigiani. Tra le foto che illustrano il lungo e documentato articolo vi è anche quella del nostro Beato Rolando Rivi Martire. Queste pagine hanno ora ispirato a Gianni Varani, appassionato conoscitore dell’autore di Peppone e don Camillo, questa riflessione. È un piccolo viaggio nella testimonianza di due emiliani che hanno vissuto prove estreme, conservando il seme prezioso della fede. Un viaggio particolarmente attuale in questi giorni.

Durante la guerra, in un campo di prigionia, un uomo – un emiliano per la precisione – fece un’affermazione clamorosamente falsa. Disse di sé una cosa impossibile a realizzarsi. Voi direte: uno solo? Migliaia, milioni d’uomini hanno detto corbellerie e menzogne. Il nostro però sostenne che quand’era nel campo di prigionia tedesca, tra il 1943 e il 1945, strinse i denti e affermò: “Non muoio neanche se mi ammazzano”. È un’affermazione piuttosto singolare e audace. Non molti l’hanno arrischiata nei lager. Forse solo lui. E nessuno di noi – pur desiderando dirlo oggi, a fronte della pandemia che ci assale – azzarderebbe parole così apodittiche. Per questo val la pena scriverne.

Leggi tutto l’articolo di Gianni Varani su La Libertà del 25 marzo 

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