Il destino del singolo

Solo l’Annuncio cristiano vince la paura della morte

Di seguito la seconda parte del saggio di Daniele Semprini, docente di Storia e Filosofia, intitolato “Il destino del singolo”. La prima parte è stata pubblicata nell’edizione del 18 marzo scorso, a pagina 18.

Le proposte di “senso della storia” successive a Marx, pur con minor suggestività, ripropongono lo stesso schema e sono viziate dalla stessa insolubile contraddizione di fondo: in esse il valore del singolo scompare, resta puramente funzionale al Tutto, immaginato come Progresso dell’Umanità, come il Bene supremo della Patria o in altre forme più ristrette come orizzonte.
Nel ’900, dopo la prima guerra mondiale, il tiro si è abbassato e ci è accontentati di trovare un valore per l’uomo dentro i confini della vita temporale, almeno a livello del dibattito pubblico, poiché, nel privato, ognuno ha continuato a cercare soluzioni più efficaci per la propria sorte personale.

Nel panorama attuale non si intravedono proposte veramente nuove rispetto alle soluzioni di tipo panteistico del passato, anzi, esse vengono riattualizzate in vesti più scientifiche. Non pochi sono convinti dell’insignificanza ultima della specie umana nell’immenso ordine cosmico e hanno abbandonato la prospettiva “umanistico-antropocentrica” come illusione alimentata da un atteggiamento sostanzialmente infantile che si affanna a mantenere l’essere umano su di un piedistallo irreale, funzionale a sopire le proprie paure.
Non solo i singoli, ma l’umanità intera rappresenta un momento breve dell’evoluzione della natura, momento destinato a finire come tutto ciò che l’ha preceduto e gli succederà.

Continua a leggere il saggio di Daniele Semprini su La Libertà del 25 marzo

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