Il destino del singolo

Grande criterio di giudizio per il «senso della storia»

Pubblichiamo la prima parte di un saggio di Daniele Semprini, docente di Storia e Filosofia, intitolato “Il destino del singolo”.

Come genialmente affermava Kierkegaard il senso della vita umana è legato al tema dell’individualità, al destino del singolo. Anche la dimensione sociale dell’uomo acquista verità soltanto se si concepisce l’individuo in un certo modo. Qui si vuole dimostrare che, al di fuori della concezione cristiana dell’uomo, il singolo individuo, con nome e cognome, cioè la persona, non ha alcuna consistenza né valore riducendosi ad effimera particella del Tutto, in qualunque versione tale Tutto sia concepito. Scrive don Giussani: “O Cristo o niente. Se Cristo non è vero non c’è niente, tutto cade nel niente; è l’immagine buddista della realtà panteisticamente intesa, in cui tutto rifluisce e si dissolve: questa è la bella, anzi è la brutta fantasia; non spiega nulla, eccetto che ridire la vanità del tutto. Senza Cristo tutto è vano, senza una Presenza c’è il vuoto” (Si può vivere così, pagina 435). Io ritengo che il destino del singolo, la consistenza ontologica e storica che la persona assume dentro una determinata proposta religiosa, filosofica o culturale costituisca un decisivo criterio di giudizio per valutarne il valore. Scorreremo velocemente in rassegna alcuni esempi di tale proposta.

Continua a leggere tutto il saggio su La Libertà del 18 marzo 

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