Quaresima missionaria

Quarta settimana: preghiamo per chi opera in India

Quarta Domenica di Quaresima
Gv 9, 1-41 Vangelo del cieco nato

Nel brano di oggi vediamo come Cristo sia la luce del mondo. Lo è in tutti i sensi, pure se la sua opera, come aveva introdotto il prologo, ha trovato resistenza, anche se le tenebre non hanno vinto la sua luce. La cecità, nella cultura ebraica, era considerata una maledizione, perché impediva lo studio della Legge. La guarigione del cieco nato è il segno con il quale Gesù mostra come lui sia la luce del mondo, anche se quella luce dà fastidio agli occhi che amano le tenebre.

Il cieco stava bene da cieco. Una volta guarito, cominciano i suoi guai. Perché? Perché quanti lo circondano vogliono controllare tutto. Non c’è gioia per la guarigione di questo cieco. Il fatto che riacquisti la vista non costituisce per i farisei un motivo di grande felicità. Non trasmettono nessun sentimento di allegria. Quello che interessa ai farisei è sapere “come” è stato guarito. Per ben sette volte – è questo il tema conduttore del brano – chiederanno all’ex cieco come gli siano stati aperti gli occhi. Per comprendere questa domanda, che cadenzerà tutto l’episodio per ben sette volte, bisogna ricordare che “aprire gli occhi” era immagine di una liberazione dall’oppressione, e sarebbe stato il compito del messia.

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