Lo conoscevo bene, lo incontravo spesso al bar; qualche sera fa ha salutato tutti e si è avviato verso casa, in macchina. Dopo un paio di giorni ho visto il suo necrologio sul giornale: la sua macchina era uscita di strada ed era andata a schiantarsi contro un platano.
Era uno prudente, che in macchina andava piano; nessuno riusciva a spiegarsi come fosse successo, si parlava di un cedimento meccanico: intanto però lui non c’era più.
La cosa mi ha molto impressionato: ho voglia di non guidare più, di non affidare più la mia vita ad un oggetto semovente costruito chissà dove e da chissà chi che potrebbe tradirmi in qualsiasi momento. Potrei non andare più in macchina!
Potrei usare solo la bici!
Anche se dovesse avere un cedimento meccanico tutt’al più mi farebbe cadere a terra; qualche escoriazione e poco più, a meno che nel cadere vada proprio a sbattere la testa su di un sasso appuntito che sta da secoli lungo il ciglio della strada, pronto a fregare proprio me. Non ho nessuna voglia di farmi fregare da uno stupido sasso appuntito che qualche idiota ha messo lì aspettando che io ci cada sopra.
Leggi tutto l’articolo di Franco Zanichelli su La Libertà del 18 marzo