Smart working per lavoratori agili

Il primo paese europeo a legiferare in tema di smart working è stato la Gran Bretagna con la Flexible Working Regulation approvata nel 2014, seguito l’anno successivo dall’Irlanda del Nord. In Italia sono alcuni anni che nelle aziende e nelle pubbliche amministrazioni si parla di smart working, vera e propria rivoluzione culturale, organizzativa e di processo che, grazie alla flessibilità dell’orario e del luogo in cui è svolta la prestazione lavorativa, permette di conciliare i tempi di vita e di lavoro, dando impulso di fatto a una nuova forma di welfare.

Nell’ambito del lavoro subordinato la legge n. 81 del 2017 fornisce una definizione chiara del lavoro agile: “una modalità di esecuzione del rapporto di lavoro subordinato stabilita mediante accordo tra le parti (dipendente e datore di lavoro), anche con forme di organizzazione per fasi, cicli e obiettivi e senza precisi vincoli di orario o di luogo di lavoro, con il possibile utilizzo di strumenti tecnologici per lo svolgimento dell’attività lavorativa” a cui viene garantita, aggiungiamo per completezza di informazione, parità di trattamento economico e normativo rispetto alle prestazioni di lavoro ordinarie. 

Continua a leggere l’articolo di Valeria Braglia nella rubrica Mirabilia su La Libertà del 18 marzo

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