Se nell’episodio delle nozze di Cana Giovanni aveva fatto parlare la madre di Gesù senza che chiedesse l’autorizzazione, con la samaritana ci stupisce ancora di più, perché mette una donna alla pari di un uomo e, diremmo, alla pari di un maestro. Un maestro, sappiamo, non poteva avere delle donne per discepole.
Anzi, nel racconto della samaritana, i discepoli si meravigliano che Gesù stia parlando con una donna (cfr. Gv 4, 27): era tempo perso.
Maria, certo, nell’annunciazione si era superata.
Lì Luca introduce il Vangelo con due forti prevaricazioni, che gli danno tutto il tono: essere cioè un Vangelo che si apre a delle novità che all’epoca di Gesù erano inimmaginabili.
Nell’annunciazione, Maria compie due cose che non poteva assolutamente fare. La prima è accettare di dare lei il nome al bambino: “Tu lo chiamerai Gesù”, le dice l’angelo (cfr. Lc 1, 31). Ma doveva essere solo il padre che dava il nome al figlio. La seconda è la parola che dice alla fine: “Avvenga per me secondo la tua parola”. Una ragazza, prima di impegnarsi con qualcuno e per qualcosa, doveva ascoltare quello che ne pensava suo padre e poi suo marito. Da sola non poteva fare e decidere niente. La grandezza di Maria sta proprio in questa sua libertà che esercita contro la mentalità maschilista del suo tempo.
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