Credenze & natura…

Subito dopo aver cenato Giovanni sì vestì per bene e partì a piedi per raggiungere la casa della ragazza che aveva conosciuto da qualche giorno. Sperava che la simpatia reciproca nata in quel primo incontro si trasformasse in qualcosa di più profondo, magari diventasse la sua “morosa”. Dopo tutto, anche se era figlio di contadini, aveva frequentato le scuole fino alla quinta elementare, sapeva esprimersi bene, anche con qualche parola di italiano. A quei tempi le ragazze di paese facevano caso anche a questa facilità di parola da parte dei giovani, superando così quella specie di diffidenza che le animava nei confronti di chi proveniva dalla campagna. E la giovane che Giovanni avrebbero voluto frequentare era di paese, anche se abitava in un vecchio borgo alla periferia del centro abitato.

Considerata la ragguardevole distanza da percorrere a piedi per raggiungere la sua meta seguendo la strada carrabile, Giovanni aveva individuato un percorso molto più breve utilizzando carrarecce, delle quali una costituiva l’accesso ad un piccolo oratorio abbandonato dedicato alla Vergine Maria. Ma il giovane non temeva tanto la distanza da percorrere quanto il dover passare con il buio della sera davanti a quel manufatto sacro dal quale, secondo un’antichissima credenza, di notte provenivano strani rumori che non ammettevano nessuna spiegazione. Era un luogo, come dicevano i vecchi della zona, dove “a seg-sintiva” (ci si sentiva), ma solo di notte, tanto che con il calare della sera nessuno voleva passare da quelle parti: secondo le vecchie credenze erano gli spiriti maligni che volevano impossessarsi di quel luogo sacro.

Leggi tutto l’articolo di Giuliano Lusetti su La Libertà dell’11marzo

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