Un po’di giustizia sociale? Ok, basta non esagerare…

La nostra società, si sa, distribuisce a destra e a manca etichette, attribuisce maglie e schieramenti, ti inserisce in uno di “noi”. Capita a tutti: un giorno sei conservatore ed un altro progressista. Se sei cattolico puoi essere indifferentemente identificato come pauperista” o “integralista”.
Non sei accettato per la tua libertà di giudizio: devi essere forzatamente di Cefa o di Apollo, un ultras insomma. Così si riduce la persona a condannare tutto ciò che la sua parte combatte e a rifiutare ogni intesa con tutti gli altri.
Non è più tanto chiaro anche per noi il rapporto tra Vangelo e Economia, quando al centro del sistema non c’è più l’uomo, ma il denaro.

La logica dello scarto, i profondi squilibri fra i popoli, la speculazione finanziaria sono realtà che testimoniano una crisi dell’uomo che considera la solidarietà un non valore e la tutela della vita e della famiglia un residuo del passato. Per non parlare del discorso sulle povertà: “basta parlare sempre di poveri” si sente dire anche fra di noi…
“Ogni volta che non avete fatto queste cose a uno dei più piccoli fra questi, non l’avete fatto neppure a me”, ci ammonisce però Nostro Signore nel Vangelo di Matteo (Mt 25,45).
Alla base delle distorsioni dell’economia mondiale ci stanno strutture e rapporti profondamente ingiusti. L’impegno del cristiano a cambiare queste strutture non nasce affatto da posizioni ideologiche, ma dalla evidente considerazione che “qualcosa non funziona” in un sistema economico che idolatra il denaro e quindi non è evangelico.

Leggi tutto l’articolo di Maurizio Rizzolo su La Libertà dell’11 marzo

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