Alla Mentorella, l’eremo segreto di san Giovanni Paolo II

A pochi chilometri da Roma, tra Tivoli e Subiaco, arroccato su un costone del monte Guadagnolo a circa 1.000 metri di altezza, si trova il santuario della Mentorella. È un luogo di silenzio e raccoglimento con un panorama davvero suggestivo.

Storia e devozione

La tradizione vuole che il santuario sia stato edificato nel IV secolo d.C. dall’imperatore Costantino. Costui, d’accordo con papa Silvestro, lo fece erigere sulla sommità del monte Guadagnolo, ove, la leggenda narra, avvenne la conversione di Placido (chiamato poi sant’Eustachio, il qual fu uno dei primi martiri della religione cristiana). San Benedetto da Norcia, di passaggio da Roma, visse per due anni nella grotta naturale a pochi passi dalla chiesa dove è custodita la statua lignea della Madonna delle Grazie e del Bambino.

Si accede alla grotta di San Benedetto attraverso una stretta fessura nella roccia. Un documento del 594 testimonia che la proprietà fu donata da san Gregorio Magno: costui regalò all’ordine benedettino la villa e la chiesa (a quel tempo già consacrata a Santa Maria delle Grazie) ubicata sulla rupe Wultilla (oggi Mentorella).
Il santuario fu proprietà dei Monaci di Subiaco fino al tardo secolo XVI, quando lo lasciarono e ad essi subentrarono i Gesuiti. A questo ordine appartenne fino al 1879 e poi, dopo alterne vicende, di nuovo ai Benedettini, finché nel 1857 il papa Pio IX (1792-1878) non lo concesse ai Padri Resurrezionisti Polacchi, ai quali ancora oggi appartiene.
Il Santuario della Mentorella, il più antico santuario mariano d’Italia e forse d’Europa, è meta abituale di fedeli, che salgono a deporre le loro preghiere ai piedi della Vergine.
Nel ciborio è racchiusa la statua della Vergine, in legno, alquanto più piccola del naturale. Essa è seduta in cattedra, nell’atto di sorreggere sul ginocchio sinistro Gesù, che la guarda teneramente e l’abbraccia. L’opera è da attribuire ad una bottega romana del secolo XII.

Continua a leggere l’articolo di Paolo e Valeria Battistelli nella rubrica Santuariamente su La Libertà dell’11 marzo

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