Pagine ebraiche di «humoricordia»

Castellari in libreria con «Non so se il riso o la pietà prevale»

Forse al sottoscritto, che è praticamente digiuno di scrittori ebrei, poteva anche bastare leggere la sola introduzione del nuovo libro di Daniele Castellari, “Non so se il riso o la pietà prevale. Umorismo e misericordia nel romanzo ebraico del Novecento” (Aliberti, novembre 2019, 190 pagine, 18 euro), che in se stessa è un capolavoro compiuto. Ma sarà per la bravura dell’autore nel vivisezionare e commentare i testi, sarà l’accattivante prefazione di Moni Ovadia, fatto sta che, a fianco del senso di colpa per la scarsa padronanza della materia, durante la lettura del volume è spuntato in me il desiderio di conoscere da vicino i sette romanzi del secolo scorso che nell’opera sono stati presi a modello. Si tratta di Giobbe. Romanzo di un uomo semplice di Joseph Roth, La famiglia Karnowski di Israel Joshua Singer, Vita e destino di Vasilij Grossman, Il testamento di un poeta ebreo assassinato di Elie Wiesel, Vedi alla voce: amore di David Grossman, La scatola nera di Amos Oz e Il responsabile delle risorse umane di Abraham Yehoshua.

Più che recensire il libro di Castellari, l’articolo vuole attestare l’ammirazione per questo eclettico artista della parola, figlio della nostra diocesi, che è prima di tutto un lettore appassionato, come si è definito poco più di un anno fa venendo ospite a “Vangelo e vita” nello studio del Centro diocesano Comunicazioni sociali. Docente di Italiano e Latino al Liceo “Moro” di Reggio Emilia, Castellari deve al suo maestro Ezio Raimondi e alla sua lezione di curiosità intellettuale l’abitudine a esplorare tutti i territori della letteratura. Ha pubblicato saggi letterari con la rivista Intersezioni de Il Mulino, ma anche articoli e volumi di argomenti politici e pedagogici con Emi, Franco Angeli e Paoline; è formatore in scuole, università, comuni e biblioteche sia come narratore che come esperto di temi legati all’innovazione e alla creatività.

Leggi tutto l’articolo di Edoardo Tincani su La Libertà del 4 marzo

 

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