Dalla peste a noi, il regalo di Manzoni

Circa un mese fa stavo iniziando a raccontare “I Promessi Sposi” ai miei ragazzi a scuola e ho deciso che, per preparami al meglio, avrei dovuto leggerlo integralmente (non l’avevo mai fatto, lo confesso). Proprio in questi giorni, neanche a farlo apposta, sono arrivato (“provvidenzialmente” direbbe Manzoni) ai capitoli 31 e 32 che descrivono l’arrivo della peste a Milano e le reazioni, provvedimenti e sofferenze che ne sono conseguite.
È stato spiazzante: un romanzo scritto duecento anni fa, che racconta in modo rigoroso la vita di quattrocento anni fa, è in realtà una cronaca lucida e tagliente del presente.
Ciò che Manzoni ci regala in questi (poco conosciuti) capitoli non sono solo le reazioni dei governanti che assicurano a tutti di stare tranquilli, che troppo lentamente prendono provvedimenti, che pensano prima di tutto a salvar le apparenze; non è solo la descrizione delle reazioni “stupide” della popolazione o delle sofferenze atroci di chi era colpito dalla malattia e della tremenda solitudine a cui era condannato; il “regalo” di Manzoni non riguarda solo neanche il ritratto commovente dei francescani che, con straordinaria efficienza e spirito cristiano, si fanno carico della gestione del Lazzaretto.

Leggi tutto l’articolo di Samuele Adani nella pagina dei Lettori su La Libertà del 4 marzo

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *