Da La Libertà del 4 marzo
Questa Quaresima che abbiamo l’opportunità di vivere ci richiama più che mai alla nostra fragilità e precarietà, al bisogno di amare e di essere amati. Le Case di Carità sono un luogo privilegiato dove è possibile concretamente fare questa esperienza. E quando iniziare? Subito! – ci racconta Giovanni, che frequenta la Casa di Carità della Beata Vergine della Ghiara a Reggio e si prende cura di Luciano.
Per anni, pur conoscendo le Case di Carità fin dall’adolescenza, sono stato ad osservare. Come le genti del Vangelo odierno che guardano, e si mantengono a doverosa distanza per non essere coinvolte (…) Un paio di anni fa incontro Lucio, amico di vecchia data, che mi butta lì la proposta: “Perché non ti unisci al gruppo dei Cierlini e vieni ogni mattina ad aiutarci in Casa di Carità? Rispondo sì, prima ancora di chiedere spiegazioni e senza rifletterci troppo. Ancora oggi non c’è una motivazione oggettiva che mi abbia spinto a rispondere affermativamente. è andata così e basta. E quando ripenso a quel momento osservo che quasi sempre le cose belle della vita, le piccole e grandi “grazie”, arrivano all’improvviso e con la medesima velocità vanno colte, senza rifletterci troppo, senza prendersi tempo per valutazioni, approfondimenti, pro e contro.
D’altra parte il Vangelo non è pieno di “subito”?
Poi Luciano. Trent’anni di buon Vicinato con quell’uomo semplice, essenziale, terra terra, perché io e gli amici così lo abbiamo considerato, in questo collocandoci da buoni farisei un gradino o due più in alto di lui. Luciano che invece oggi mi ha preso per mano e mi accompagna, lui giustamente davanti, sotto la Croce. E mi aiuta a compiere quel passo molto difficile, ma così pieno di Grazia: da osservatore ad adoratore della Croce. Quella di Luciano, quella di Gesù. Grazie Luciano!