Ricordando Giussani, il Vescovo parla dei doni dello Spirito
La sera di lunedì 24 febbraio, in Cattedrale, il vescovo Massimo avrebbe dovuto presiedere la santa Messa in memoria di monsignor Luigi Giussani in occasione del 15° anniversario della sua nascita al cielo e del 38° anniversario del riconoscimento pontificio della Fraternità di Comunione e Liberazione. A seguito dei noti provvedimenti pubblici adottati per contrastare il contagio del coronavirus, l’Eucarestia non è stata celebrata. Pubblichiamo di seguito il testo preparato da monsignor Camisasca per l’omelia che non ha potuto pronunciare; si tratta di una riflessione ricca di riferimenti sull’importanza dei carismi nella Chiesa.
Carissimi fratelli e sorelle,
sono quindici anni che don Giussani ci ha lasciato. A me sembra ieri. Quando si arriva alla maturità e poi alla vecchiaia, gli anni passano veloci, sembrano accorciarsi, tanto quanto quelli della giovinezza e dell’infanzia ci sono sembrati lunghi, quasi infiniti. È naturale che sia così. Oggi per me un anno è solo un settantesimo della mia vita. Allora era un ventesimo, un decimo. Il tempo mi appare realmente più come un evento dell’animo che come una misurazione tecnica delle ore che passano.
Allo stesso modo, con il passare degli anni, problemi che ci avevano attanagliato e fatto faticare in passato, ci appaiono in una luce nuova, più distesa e più serena.
Continua a leggere il testo integrale di monsignor Camisasca su La Libertà del 4 marzo