Dal segretario della CEI una chiave di lettura dell’incontro di Bari
C’è un’immagine molto efficace che Papa Francesco utilizza molto spesso quasi a denunciarne l’assenza o, meglio, a sottolinearne la necessità: il ponte. Ne ha parlato in diverse occasioni in questi anni, consegnando alla Chiesa una sorta di magistero e una visione di essere cristiani nell’oggi. Costruire ponti, più che innalzare muri è l’architettura impegnativa per costruire il futuro. Il ponte unisce, crea comunione, apre al dialogo e alla conoscenza, solidifica territori; al contrario, il muro separa, disgrega, spinge all’autoreferenzialità e alla chiusura in sé, chiude l’orizzonte. È questa la chiave di lettura con cui guardare all’incontro di riflessione e spiritualità “Mediterraneo, frontiera di pace” (Bari, 19-23 febbraio 2020). L’evento, promosso dalla Chiesa italiana, vedrà riuniti nel capoluogo pugliese circa 60 vescovi provenienti da 20 Paesi bagnati dal Mare Nostrum. L’assemblea, unica nel suo genere, sarà conclusa domenica 23 febbraio con la celebrazione eucaristica presieduta dal Santo Padre.
Continua a leggere l’articolo di Stefano Russo su “La Libertà” del 19 febbraio