Incontro con la presidente del Cav Mariachiara Pignedoli
Nella trasmissione televisiva diocesana “Vangelo e vita” abbiamo affrontato il tema dell’ascolto di donne alle prese con una gravidanza inattesa e a volte interrotta e del sostegno alle neo-mamme sole. Nello studio del Centro Comunicazioni sociali è stata ospite Mariachiara Pignedoli, dipendente della cooperativa sociale Madre Teresa e presidente del Centro di Aiuto alla Vita (Cav) di Reggio Emilia. Proponiamo anche sul giornale una parte dell’intervista, che si può rivedere online sul canale YouTube La Libertà Tv. Nel riquadro a fondo pagina, invece, l’approfondimento sul progetto “Donne in ascolto”.
Mariachiara, il 2 febbraio scorso ricorreva la Giornata nazionale per la Vita. Perché è nato questo appuntamento nazionale?
La Giornata per la Vita è nata per volere della Conferenza Episcopale Italiana nel 1978, anno in cui è stata approvata la legge 194 che regola le interruzioni volontarie di gravidanza. Lo scopo è mettere al centro la sacralità e la preziosità di ogni vita umana in qualsiasi condizione essa si trovi, soprattutto quando essa è debole, minacciata o bisognosa dell’essenziale. Il messaggio pubblicato dai vescovi quest’anno ci ricorda che la vita non è un oggetto da possedere o un manufatto da produrre, ma piuttosto una promessa di bene a cui possiamo partecipare decidendo di aprirle le porte, se diventiamo consapevoli e riconoscenti della porta che ci è stata aperta.
L’ospitalità della vita è una legge fondamentale: siamo stati ospitati per imparare ad ospitare. Il frutto del Vangelo è la fraternità.
Come mai sono nati i Cav?
I Cav sono sorti nel nostro Paese a partire dall’esperienza del Movimento per la Vita italiano, che è una federazione di numerose realtà associative di volontariato locale. Ad oggi sono presenti in più di 350 città italiane, tra cui Reggio Emilia.
Di che cosa si occupa in concreto il Cav?
Vuole essere una risposta concreta e una possibilità d’incontro per tutte quelle donne e quelle famiglie che si trovano a vivere una gravidanza indesiderata o difficile, per diversi motivi: perché arriva in un momento particolare della vita della donna o della sua famiglia; perché le donne a volte si ritrovano da sole a far fronte alla nascita dei loro bambini; perché ci possono essere situazioni di violenza familiare o di malessere psicologico; perché ci possono essere condizioni economiche o sociali molto precarie e impegnative da vivere. I centri nascono per uno spazio prima di tutto di ascolto, riservato e gratuito per la donna, in cui provare a fare chiarezza su quello che la persona sta vivendo e per capire insieme le vie da seguire per attraversare il periodo della gravidanza e della nascita del bambino con un po’ più di serenità.
Continua a leggere l’articolo di Edoardo Tincani su “La Libertà” del 19 febbraio