Giustizia sociale, impegno per tutti

Il 20 febbraio si è celebrata in tutto il mondo la Giornata per la Giustizia Sociale. Indetta dall’Organizzazione delle Nazioni Unite, con una risoluzione del 2007, la ricorrenza internazionale nasce per promuovere il tema della giustizia sociale a livello mondiale, uno degli obiettivi principali delle Nazioni Unite.

Sostenere i principi della giustizia sociale, secondo l’ONU, significa impegnarsi per l’eliminazione della povertà, la lotta alla disoccupazione, la promozione del lavoro dignitoso, dell’uguaglianza di genere e dell’accesso al benessere sociale e alla giustizia per tutti.
Il raggiungimento della giustizia sociale è fondamentale per lo sviluppo e la dignità umana.
L’Assemblea Generale delle Nazioni Unite riconosce infatti che lo sviluppo e la giustizia sociale sono indispensabili per il raggiungimento e il mantenimento della pace e della sicurezza. Sono quindi necessari per garantire la prosperità e la coesistenza pacifica interna e tra paesi.

Se l’apertura mondiale dei mercati ha aperto una infinità di nuove opportunità – per il commercio, gli investimenti, i flussi di capitali, l’innovazione tecnologica, la ricerca – in grado di produrre crescita e sviluppo degli stati e migliorare gli standard di vita in tutto il mondo, si sono presentati anche alcuni aspetti negativi come le frequenti crisi finanziarie, l’insicurezza, la povertà, l’esclusione e l’ineguaglianza, ostacoli all’integrazione e alla piena partecipazione ai vantaggi dell’economia globale, in particolare per i paesi in via di sviluppo.

Le diseguaglianze nel mondo, ma se guardiamo bene anche nella nostra città, aumentano costantemente da alcuni decenni, creano distanze sempre più incolmabili tra le persone e degenerano in povertà e conflitto sociale.
Un centinaio di ricercatori, nel 2018, hanno collaborato alla stesura del World inequality report 2018. “Il rapporto sulla disuguaglianza nel mondo” esamina il fenomeno a livello globale per cercare di comprendere le cause e ipotizzare gli scenari futuri.
I risultati non sono confortanti: tra il 1980 e il 2016 l’1% più ricco della popolazione mondiale si è appropriato del doppio della crescita economica rispetto al 50% più povero.

La mancanza di equità nella distribuzione della ricchezza varia significativamente da stato a stato e le nazioni in cui il divario tra ricchi e poveri appare più marcato sono anche quelle in cui si registrano i maggiori conflitti politici, economici e sociali.
Gli stati africani, soprattutto per dimensione, creano maggiore tensione a livello mondiale. L’Africa ospita circa il 17% della popolazione mondiale e si prevede che la quota possa raggiungere il 26% nel 2050. Il forte aumento demografico unito alla mancanza di equità nella distribuzione della ricchezza prodotta in numerosi paesi del continente può generare situazioni di conflittualità sociale imprevedibili.

Continua a leggere l’articolo su “La Libertà” del 19 febbraio

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *