Musica sacra e musica pop

Ospizio: appunti dall’incontro con il teologo Brunetto Salvarani

Dopo i primi due incontri che hanno visto la partecipazione di don Franco Magnani (direttore dell’Ufficio Liturgico nazionale) e di don Paolo Tomatis (Ufficio Liturgico della Diocesi di Torino), i partecipanti al corso di formazione liturgico musicale hanno avuto la possibilità riflettere sul rapporto che c’è tra quella che viene definita “musica pop” e ciò che riguarda il “sacro”. A condurre la riflessione è stato il teologo Brunetto Salvarani che, tra i suoi tanti interessi – oltre alla competenza teologica – coltiva quello della musica, nello specifico interesse di vedere come in tanti testi emerge il desiderio di elevarsi a Dio, quasi come un’esigenza di ritrovare nelle pagine dell’esperienza umana la Sua presenza.

Scrive Vinicio Capossela nella prefazione ad uno dei testi che Salvarani ha dedicato a tale rapporto: “la canzone, come la religione, si occupa dell’uomo, di tutte le sue facce. Si occupa dell’intero spettro di questa esperienza vasta e contradditoria, unitaria e frammentaria che è la vita. […] È materia che riguarda l’uomo, il rapporto che ha l’uomo con il «più grande di sé», il fuorimisura. Il piccolo, finito uomo, che si confronta con l’infinito smisurato che lo comprende, ma che non comprende. […] In alcune musiche si mira all’estasi, all’uscire da sé, in altre a rientrarci. Sempre la preghiera è un modo per tenere in vita il contatto con l’anima, a volte lo sono anche le buone canzoni”.

Leggi tutto l’articolo di Matteo Bondavalli su La Libertà del 12 febbraio

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