Devo confessare che io nella vita qualche sbronza da vino l’ho presa; non roba da star male, ma neanche da stare tanto bene. Perché il vino va bevuto poco ma buono, e molte volte ne ho incontrato invece tanto e neanche troppo buono. Roba di gioventù, quando non ci fai molto caso a certe sottigliezze.
Colpa degli amici che avevano allora, e ancora oggi hanno, una certa tendenza a cercare piole di campagna dove si mangia e si beve privilegiando la quantità a scapito della qualità; e colpa mia che non disdegno “locations” del genere.
Fatto sta che qualche sbronza da vino l’ho presa, lo confesso.
E devo confessare anche che non mi sono limitato alle sbronze da vino, ma sono anche incappato in sbronze da sport. Come quando gli amici mi hanno convinto a partecipare alla Marcialonga, una maratona sugli sci di fondo di settanta chilometri, armato di una tecnica sciistica alquanto rozza e con una preparazione di soli pochi chilometri; il che vuol dire fare doppia fatica ed essere distrutto dai crampi a metà maratona.
Anche in questo caso la colpa è soprattutto mia visto che mi sono lasciato convincere. Il fatto che in “compagnia abbia preso moglie anche un frate” non è una valida scusante. Lo sport è come il vino, deve essere sorseggiato in piccole dosi e deve essere soprattutto buono, se no fa male. E fare settanta chilometri senza preparazione è come bere una pinta di vino cattivo a stomaco vuoto. Non è il massimo.
Leggi il resto dell’articolo di Franco Zanichelli su La Libertà del 5 febbraio