Body shaming? Siamo tutti bellissimi!

La lingua italiana, in tutta la sua ricchezza e con le sue infinite sfumature, non sempre riesce a stare al passo con la rapidità linguistica e sociale. Accade allora che mutui parole o definizioni da altri idiomi, spesso l’inglese, che associano precisione lessicologica a brevità di espressione. I puristi lamentano questa pratica sempre più diffusa, richiamando alla necessità di salvaguardare le nostre origini storiche, il patrimonio nazionale identitario e molto altro. Personalmente ritengo che la proliferazione di neologismi o l’adozione di parole e definizioni da altre lingue non sia altro che un ulteriore passo avanti verso un processo di globalizzazione che, per propria definizione, tende ad unire e ad includere le persone, a cominciare dalla condivisione linguistica.

Sono molte le parole entrate nell’uso comune della maggior parte di noi, ormai le pronunciamo senza più nemmeno farci caso. Recentemente sono rimasta molto colpita dalla diffusione di due parole, body shaming, che in sé racchiudono una definizione tradotta in modo semplice e veloce con “vergognarsi del corpo”, ma che la lingua inglese arricchisce di contenuti e di situazioni. è nei paesi anglofoni infatti che per la prima volta è stato identificato e catalogato il fenomeno che queste parole descrivono.
Ed ecco il significato: si è oggetto di body shaming quando qualcuno cerca di farci vergognare del nostro corpo, attraverso parole o gesti che feriscono la nostra autostima. Solitamente ad essere più colpite sono le donne (il 48% delle donne adulte e il 94% delle adolescenti), ma è un fenomeno che riguarda anche gli uomini (circa il 65%).

Un giudizio negativo sul corpo altrui che può manifestarsi allo stesso modo nella vita reale o in quella virtuale, tramite i canali social, con commenti offensivi, ostili o sarcastici, ad esempio a corredo di immagini fotografiche.
Di fatto una vera e propria forma di bullismo di cui può essere vittima qualsiasi persona, di qualsiasi età, per qualsiasi caratteristica fisica che sia “universalmente” ritenuta non conforme agli attuali standard estetici: un naso grosso o aquilino, qualche chilo di troppo o di meno, un taglio o un colore di capelli particolare, orecchie grandi o a sventola, la muscolatura non perfettamente tonica.

Leggi il resto dell’articolo di Valeria Braglia su La Libertà del 5 febbraio

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