Teatro fatto con il cuore

A Rometta ha debuttato la Compagnia dell’ Oratorio

Si può dare che in una pièce teatrale l’età degli attori vada dai cinque ai 74 anni? E si può dare che detti attori siano semplicemente bambini di scuola materna ed elementare, qualcuno studente universitario, alcune madri (dei bambini stessi) e nonni e… uno, addirittura, il parroco dell’unità pastorale (Madonna del Carmelo) don Marco Ferrari?
E si può dare che un iniziale eterogeneo gruppo di persone, molte delle quali esitanti ad esibirsi (soprattutto su un palcoscenico), nel giro di alcune settimane si armonizzi in una semplice ma convinta “compagnia” pronta a calcare la scena del piccolo teatrino sotto la chiesa?

Sì e ancora Sì, se a fare la proposta e a “tirare il carro” è Stefano Davoli, che intrattiene e fa pensare con l’arte e gli artifici del clown, che “anima” per vocazione e per professione la formazione degli educatori in oratorio e in parrocchia e che sta sperimentando, con i piccolissimi, i numerosi buoni influssi del fare teatro. L’opera da rappresentare s’intitola LA RI-CREAZIONE, da un testo di don Vittorio Chiari, e racconta l’impresa senza precedenti di una sorta di Cooperativa Miracoli dei Piani Alti chiamata dal Capo a ri-creare il mondo dal nulla, dopo che un appassionato archeologo ha trovato tracce di un ex Paradiso Terrestre, concludendo (con sana logica di parte, visto che l’opera è dell’indimenticabile don Chiari) che il settimo giorno, per riposarsi, Dio creò il Clown.

Per mettere insieme i costumi è esplosa una fantasia particolare, superiore a quella di Dio nella Creazione: corsa al baratto (tu mi dai questo, io ti do quello), ricerca di parrucche, magari on-line, riciclo di travestimenti da scenette scolastiche o da trascorsi Carnevali… con dose doppia di ricerca per le madri con prole recitante… Man mano che i costumi acquistavano forma, prendeva sapore il nostro stare insieme, lo scambiarci amichevoli consigli, il condividere serenamente croci e delizie del metterci alla prova. Più sicuri nell’uso della voce (“A voce alta! Non c’è il microfono”), più tempestivi negli attacchi della battuta e pronti nelle risposte, gradualmente interiorizzavamo l’imperativo dell’accada quel che accada “The show must go on”.

Leggi tutto l’articolo di Pellegrina Pinelli su La Libertà dell’8 gennaio

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *