La comunità di Castelnovo di Sotto ha risposto con curiosità e partecipazione all’invito dello scorso 24 novembre all’ascolto della testimonianza di Gianluigi e Laura, che hanno accompagnato don Gabriele Carlotti nella sua nuova sede, a Santo Antônio do Içá, nell’Amazzonia brasiliana. In tanti, davvero tanti, hanno occupato anche tutti i posti in piedi. Gianluigi e Laura si sono alternati nel racconto, Laura descrittiva e Gianluigi con una serie di battute (che nascondono verità) sul tema. Hanno visitato, in Bahia, la parrocchia dove don Gabriele aveva esercitato il suo ministero diversi anni fa. Hanno viaggiato insieme ad Antonina, laica missionaria reggiana in Brasile da 53 anni, e con lei e don Gabriele hanno affrontato 29 ore di battello sul fiume per arrivare a Santo Antonio da Manaus, grande città nel cuore dell’Amazzonia.
Santo Antonio è una cittadina di circa 12mila abitanti, a cui si aggiungono, per quanto riguarda la parrocchia, altre 15mila persone che abitano in molti villaggi lungo il fiume. Don Gabriele è già partito, accompagnato da fra Igino, il francescano che è parroco da molti anni a Santo Antonio, per un giro nei villaggi della parrocchia, lungo il fiume. Ritornerà in parrocchia prima di Natale, dopo essersi presentato a tutte le comunità. Molte case sono costruite su palafitte: non è un vezzo, nel periodo di ottobre non piove molto ma durante le “grandi piogge” il livello del Rio Solimões (che poi diventerà Rio delle Amazzoni) si alza anche di 12 metri! E la gente ha imparato a far fronte a questa “esondazione periodica”.
Tra le molte cose, farcite di curiosità sui luoghi e di scene di ambientazione della parrocchia e della casa parrocchiale, Laura e Gianluigi si sono soffermati sulla festa del Giorno dei Morti (che in America Latina è festa grande), che comporta il celebrare sulle tombe in un clima di grande festa, perché in Amazzonia si vive il collegamento tra morti e vivi continuamente, in simbiosi, con molta semplicità: “Dio dà e Dio toglie”, spiega la gente.
è stata molto toccante anche la prima Messa di don Gabriele, in una comunità di etnia Tikuna. Il don è stato accolto con molta gioia in questa comunità di fratelli e sorelle, dove l’essere una sola famiglia è stato percepito con forza dalla nostra coppia, che in quell’occasione ha “consegnato” il don al suo nuovo incarico. Una celebrazione “calda”, terminata con la condivisione del poco che c’era da mangiare, come ogni domenica lì dopo l’Eucarestia.
Continua a leggere l’articolo su La Libertà dell’11 dicembre…