Gerusalemme: individuata una chiesa del VI secolo, studi in corso
L’autore di questo articolo è collaboratore del Museo dello Studium Biblicum Franciscanum in Gerusalemme.
Il “Glorioso Martire”, la sua chiesa, la sua comunità e gli antichi pellegrini della Terra Santa. Pagine inedite delle vicende dei primi cristiani stanno affiorando in Israele, dove, a Ramat Beit Shemes, zona verde e collinare a 30 chilometri a sud-ovest di Gerusalemme, l’archeologia ha individuato un luogo di culto ricco di sorprese. Si tratta dei resti di una chiesa d’epoca bizantina. Risale al VI secolo, ampliata grazie al finanziamento dell’imperatore Tiberio II Costantino. L’espansione è documentata da un’iscrizione individuata dagli esperti dell’Israel Antiquity Authority in una cappella a sud del corpo principale della costruzione.
Ma è un’altra iscrizione che ha fatto sobbalzare gli studiosi. Nel cortile, un mosaico parla di un “Glorioso Martire”. La chiesa, di apprezzabile dimensioni per l’epoca, sembrerebbe avere l’impostazione di una basilica. Si accedeva attraverso un ampio cortile, poi il corridoio che immetteva nella sala centrale, ai lati le navate. “Il punto liturgico della chiesa, con il presbiterio e la nicchia semicircolare dell’abside, era all’estremità orientale, dove la tavola dell’altare si trovava al centro di una parte rialzata”, puntualizzano gli studiosi. C’erano colonne in marmo.
Due scale ubicate sotto al coro portavano a una cripta, dove probabilmente erano custodite le reliquie del Glorioso Martire. è facile intuire che i fedeli scendessero da un lato per risalire dall’altro, proprio come oggi nelle affollate basiliche della Terra Santa. La cripta era rivestita di marmo, una piccola finestra lasciava trapelare luce. I pavimenti erano a mosaico. Altre decorazioni musive, a motivo faunistico e floreale, abbellivano l’edificio, dando l’impressioni di uccelli annidati tra la vegetazione. Inoltre, mosaici con forme geometriche. E, soprattutto, affreschi parietali.
Continua a leggere tutto l’articolo di Massimo Tassi su “La Libertà” del 20 novembre