Fariolo, tra le pecore con il loro pastore

Due giorni al seguito di Roberto, dalla Puglia al nostro Appennino

Arriviamo nel cortile della fattoria alla mattina, quando il sole è sorto da poco e prendono il via le attività quotidiane dell’azienda agricola che Roberto Ribecco, arrivato dalla Puglia vent’anni fa, ha creato a Fariolo di Felina. Appena scendiamo dall’auto tre grossi cani maremmani chiariscono subito che non è il caso di avvicinarsi alle pecore raccolte nel recinto, ma non appena Roberto esce di casa e ci saluta cambiano repentinamente atteggiamento: ci vengono incontro scodinzolando e cercano carezze, in perfetta simbiosi con l’approccio del loro padrone.
I sedici cani di Roberto sono il suo vanto: “In vent’anni non ho mai avuto l’attacco di un lupo!”, ci dice orgoglioso.

Parla con i suoi animali, Roberto, mentre si prende cura di loro: scherza coi maiali, brontola alle mucche, interroga i polli, arringa il piccolo bastardino che si azzuffa coi grossi maremmani – “Se mangia lui, loro non si possono avvicinare!”.
Gli animali sono tutto per Roberto, fonte di guadagno e compagni di vita, in un connubio che ricorda tanto quelle coppie di anziani inseparabili per un’intera vita. 

Quando arriva il momento della partenza per il pascolo si percepisce un calmo fermento, uomo e animali si attivano in sinergia: il pastore con l’immancabile bastone, i cani scodinzolanti ed eccitati per la partenza, le pecore affamate e rispettose.

Tutto è al suo posto in questa grande famiglia in movimento, genuino, autentico, spontaneo. In una parola: “naturale”. Arrivati al prato l’orda di lanzichenecchi bianchi si sparge sul prato mentre Roberto e i suoi fedeli guardiani si piazzano sulla sommità di una collina ed osservano la situazione.

Roberto ascolta musica, canta Vasco, ma è ferrato su tutto il repertorio di musica leggera italiana.
Alcuni cani giocano, altri come ligi soldati restano seduti al suo fianco, attenti e concentrati, pronti ad intervenire al segnale convenzionale, che poco dopo prontamente arriva.
Roberto fischia, Lupetta parte immediatamente e raggruppa le pecore disperse sull’ala sinistra del prato.

Continua a leggere tutto l’articolo di Chiara Torcianti su “La Libertà” del 13 novembre

 

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