Le tre conversioni del cardinale oratoriano canonizzato da Francesco
Parte forte il trittico sui numeri primi della fede immaginato dal Centro culturale “Blaise Pascal” per l’anno in corso. In attesa di approfondire la Lettera pastorale del vescovo Massimo sulla Liturgia e il pensiero sorgivo di monsignor Luigi Giussani, nel pomeriggio di venerdì 25 ottobre al Museo diocesano di Reggio viene presentata la figura di san John Henry Newman.
Matteo Orlandini introduce i relatori, due docenti di filosofia e storia nei licei: Samuele Busetto, che ha conseguito il dottorato all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, e Gian Pietro Soliani, insegnante di materie filosofiche anche allo Studio Teologico Interdiocesano di Reggio.
John Henry Newman nacque a Londra il 21 febbraio 1901, da madre ugonotta e padre banchiere di orientamento religioso molto tollerante. Le sue idee in fatto di religione cominciarono a deviare gradualmente da quelle della Chiesa Evangelica d’Inghilterra, di cui era membro, finché non si convertì definitivamente al Cattolicesimo nel 1845; subito dopo, venne ordinato sacerdote nella Congregazione dell’Oratorio di San Filippo Neri. Nel 1879 fu creato cardinale da papa Leone XIII. Morì l’11 agosto 1890 a Edgbaston, sede dell’Oratorio di Birmingham, a causa di una polmonite. È stato beatificato a Birmingham il 19 settembre 2010 da Benedetto XVI e canonizzato il 13 ottobre scorso da Francesco in piazza San Pietro a Roma.
Samuele Busetto valorizza in particolare l’apporto di studio dato da Joseph Ratzinger, che in una conferenza definì Newman “uno che si è convertito, uno che si è trasformato e in tal modo è sempre rimasto lo stesso ed è sempre di più diventato se stesso” (“Qui sulla terra – affermava d’altronde il nuovo santo – vivere è cambiare e la perfezione è il risultato di molte trasformazioni”).
Ratzinger fu anche il primo a parlare delle “tre conversioni” del nostro. La prima già a quindici anni, quando il ragazzo ha la chiara percezione che le cose più reali nella vita sono l’esistenza di se stessi e quella del proprio Creatore; Dio viene inteso “non come una nozione, ma come una persona” che pronuncia un “Tu”.
Newman – insiste Busetto – va collocato nell’Anglicanesimo, è un gentleman vittoriano dell’Ottocento radicato nel pregiudizio verso “the Continent”, Chiesa di Roma compresa. È un giovane geniale e la sua carriera è rapida e brillante: entrato all’Oriel College, nel 1822 è promosso “fellow”. Due anni dopo è ordinato prete anglicano e diventa “tutor”, cioè professore assistente.
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