Nella relazione di Raffaele Cantone i reati contro la pubblica amministrazione

Il magistrato Raffaele Cantone e il professor avvocato Nicola Mazzacuva d’accordo nel promuovere strumenti di prevenzione per contrastare un fenomeno difficile da far emergere

L’Aula Magna dell’Università degli studi di Modena e Reggio Emilia ha accolto il dottor Raffaele Cantone, già presidente dell’Autorità Nazionale Anticorruzione (ANAC), e il professor Nicola Mazzacuva, avvocato del Foro di Bologna, che si sono confrontati sul tema “Delitti contro la Pubblica Amministrazione: i reati di corruzione”.

Introdotti dalla presidente dell’Ordine degli Avvocati avv. Celestina Tinelli – dopo i saluti del dr. Corrado Baldini presidente dell’Ordine dei Dottori Commercialisti ed Esperti Contabili, e del dott. Giovanni Baldi presidente del Rotary Club Reggio Emilia, che hanno collaborato all’organizzazione dell’iniziativa – il dottor Cantone e il professor Mazzacuva hanno fatto un excursus sulle norme penali dell’ordinamento italiano in materia di reati contro la Pubblica Amministrazione, dal Codice penale Rocco del 1930 fino alla riforma Orlando del 2019, con la cosiddetta “Legge spazzacorrotti”.

Il professor Mazzacuva, secondo il quale tutti i reati contro la Pubblica Amministrazione sono perseguiti per proteggere il prestigio, il buon andamento e l’imparzialità degli enti, ha spiegato che “nel corso degli anni, le pene per questi reati hanno subito una forte escalation fino a prevedere, in alcuni casi, otto anni di reclusione con pene accessorie applicate a vita – come ad esempio l’interdizione dai pubblici uffici – anche per fatti da corruzione cosiddetta “pulviscolare”, ovvero di scarso rilievo economico”.

Diversa la posizione del dottor Cantone, il quale sostiene che sia molto importante all’interno delle pubbliche amministrazioni lavorare sulla prevenzione mettendo in campo strumenti che impediscano il verificarsi di fattori di rischio di corruzione, guardando anche alle esperienze di paesi, come ad esempio la Svezia in cui i reati di corruzione sono pressoché inesistenti. “Purtroppo in Italia si riesce a individuare solo la punta di un iceberg – ha sottolineato Cantone – la corruzione infatti è il reato che ha il più alto numero di fatti corruttivi non scoperti e che non emergeranno mai, ma che provocano un grave danno per il Paese e il sistema economico”.

Rispetto all’abuso d’ufficio, il dottor Cantone precisa inoltre che la norma in vigore andrebbe riformata, “in particolare non deve essere usata come forma di controllo dell’attività amministrativa – spiega il magistrato – poiché questo non è permesso all’Autorità penale, tuttavia è un reato spia che consente di far emergere fattispecie corruttive che si devono ricercare solo negli atti di favoritismo reale”. In merito alla norma che introduce la non punibilità di chi si autodenuncia come responsabile di reati di corruzione contro la Pubblica Amministrazione, il dottor Cantone infine ritiene si tratti di “una norma scritta male, di difficile interpretazione per quanto riguarda i requisiti che consentono di avere la garanzia della non punibilità per l’autodenunciante”.

Molto alto l’interesse in sala da parte del numeroso pubblico, di professionisti e di autorità, intervenuti all’incontro organizzato dal Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Reggio Emilia, in collaborazione con l’Ordine dei Dottori Commercialisti ed Esperti Contabili e il Rotary Club Reggio Emilia.

Tra gli altri, sono intervenuti il prefetto Maria Forte, il questore Antonio Sbordone, il comandante provinciale dei Carabinieri di Reggio Emilia colonnello Cristiano Desideri, il comandante della Guardia di Finanza colonnello Edoardo Moro, la presidente del Tribunale di Reggio Emilia dottoressa Cristina Beretti, insieme al giudice Andrea Rat, la presidente della Camera Civile di Reggio Emilia avv. Tiziana Ficarelli, l’avv. Alessio Fornaciari in rappresentanza della Camera Penale, il presidente della Camera di Commercio Stefano Landi, il presidente di Unindustria Reggio Emilia Fabio Storchi, il direttore dell’Agenzia delle Entrate Stefano Zoni e il presidente della Fondazione Giustizia avvocato Franco Mazza.

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