Il terremoto di Febbio e l’aiuto discreto del papa Benedetto XV

I resoconti del Giornale di Reggio e de La Giustizia, usciti il giorno 8 settembre 1920 – quello seguente al grande terremoto che ha devastato ala montagna reggiana, la Garfagnana e la Lunigiana – parlano di interi paesi distrutti, di morti, di feriti.
Nel comune di Villa Minozzo, i borghi di Case Stantini, Febbio, Monte Orsaro, Roncopianigi risultavano abbattuti al suolo. La popolazione, terrorizzata, rifugiata nei boschi e nelle poche capanne rimaste in piedi. A fatica, in città, si riusciva a credere a un così grande disastro. A poca distanza dalle ultime scosse, anzi, proprio in conseguenza di queste, partendo da Febbio, iniziava a muoversi una grossa frana che travolgeva tutto il paese: Roncopianigi, Febbio, Case Stantini, proseguendo poi verso Asta. L’intera Val d’Asta sembrava condannata.
Simbolo di questo nuovo disastro il campanile della chiesa di San Lorenzo che inizia paurosamente a pendere.

Continua a leggere tutto l’articolo su “La Libertà” del 30 Ottobre

 



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