Piccola storia semplice: Mauro e il suo capolavoro

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“Che estate mi racconti?”, mi chiede sorridendo una mia cara amica, riprendendo il titolo di una nota trasmissione televisiva pomeridiana, che tiene compagnia a tante persone durante il periodo estivo. Così le racconto la storia di Mauro Barnabei e del suo quadro, una storia semplice, forse come altre, ma vera.
Incomincio subito dicendo che Mauro, che è di Modena, trascorre le sue vacanze estive presso la casa vacanze “Mons. Beniamino Socche” a Bondano di Marina di Massa, che ospita comitive, famiglie, disabili, ragazzi… Sappiamo anche che in passato era una struttura adibita a colonia estiva per bambini, perché l’aria è “buona”, ottima per chi ha problemi di salute tra il mar Tirreno e delle Alpi Apuane, una colonia, tra l’altro, come ce ne erano tante in quella zona.

Mauro ci viene con il fratello Francesco di cui si occupa praticamente a tempo pieno e mentre Francesco fa le terapie al vicino “Don Gnocchi”, si concede un periodo di riposo. A chi glielo chiede, si rende disponibile per caricare qualche ospite sul suo furgone attrezzato per la disabiltà e visitare i dintorni; piccole gite, per esempio, come quella avvenuta alla città di Massa, al suo Duomo, il Palazzo Ducale nella famosa piazza Aranci, e altre trasferte ancora con gli ospiti di Lodi, Maria Clemens, Giovanna, Gigi ed Ernesto.

Quest’anno però Mauro ha stupito gli ospiti della casa con l’esposizione del suo quadro, non in vendita. Infatti guadandolo da lontano, anche se posto sul tavolo del salone, in bella vista, poteva sembrare un disegno tracciato a matita, ma Mauro lo trovavi sempre lì vicino, pronto a spiegarti la sua opera.
“Ciao Mauro, cosa rappresenta il tuo capolavoro?” – gli chiedo incuriosita. “è una scena campestre, raffigura tre viandanti di strada, due ballano e l’altro suona la fisarmonica. Mi riportano alla mia infanzia, quando da ragazzino venivano in campagna e lavorano una giornata per un pezzo di pane. Guarda la loro allegria! Noi non siamo mai contenti!” – risponde.

Continua a leggere tutto l’articolo di Mary Pagani su La Libertà del 25 settembre

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