Quale immagine di Chiesa evocano le unità pastorali?

Ciascuno, guardando le varie forme in cui lungo la storia si è strutturato il vissuto delle comunità dei cristiani, si fa una propria immagine di Chiesa: a volte “formato famiglia”, altre volte “pubblica istituzione”, spesso “agenzia di servizi”, per qualcuno “fontana del villaggio”, per altri “centro di assistenza sociale”, per una parte “luogo di spiritualità”, per la maggioranza “riferimento nelle molteplici situazioni umane”, per alcuni “comunità delle comunità”, in certi momenti “infermiera del mondo”, ultimamente “ospedale da campo”, poi in questi anni “Chiesa in uscita”, e perfino “Chiesa come fertilizzante per un’Europa vecchia e sterile”.

Formulazioni che non intendono essere degli slogan pubblicitari, quanto mettere in evidenza qualche aspetto dell’essere Chiesa e della sua azione. Spesso esse sono costruite dentro un contesto socio-culturale in movimento che ha delle sue richieste, non sempre conforme all’identità dell’essere Chiesa così come Gesù l’ha voluta. Si potrebbe dire che queste immagini così espresse si evolvono con il mutare della società, con la riflessione continua sul vissuto della comunità cristiana, soprattutto con la problematica della sua presenza nel mondo. Anzi evidenziano alcuni lineamenti positivi, ma non dicono il tutto perché l’immagine non riesce a dire tutta la realtà che rappresenta, specialmente quando questa è la Chiesa di Cristo: “mistero di Dio”, “corpo mistico”, “popolo di Dio” come ha messo in evidenza il Concilio Vaticano II.

Non sono però formulazioni contradditorie ma richiedono di essere considerate nella loro globalità e armonia. Più che dare adito alla congiunzione disgiuntiva “aut, aut”, è necessario avvalersi della congiunzione unitiva “et, et”. Anzi promuovono sempre nuovi atteggiamenti in coloro che hanno come riferimento la Chiesa. Lo sguardo su di essa si raffina sempre di più; la sua azione si fa sempre più puntuale; a volte è sottolineata la dimensione domestica; altre volte quella istituzionale; si accentua il valore della responsabilità; si evidenzia il senso di servizio; si prospetta l’apertura verso il mondo; si vive la tensione tra l’essere lievito e cittadella collocata sul monte. Nessuna pretende di essere assolutizzata ma piuttosto di essere integrata.

Leggi tutto l’articolo di Giancarlo Gozzi su La Libertà del 18 settembre



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