Il Papa in Madagascar: intervista a don Simone Franceschini

Laici, partecipazione attiva

Da La Libertà del 18 settembre

C’era anche don Simone Franceschini, sacerdote fidei donum della Diocesi di Reggio Emilia-Guastalla, tra i pellegrini che hanno partecipato alla Veglia e alla Messa del Papa ad Antananarivo. Il sacerdote reggiano è sull’isola da un anno e mezzo come vice parroco a Manakara. Don Simone, pochi giorni prima di raggiungere la capitale, è stato intervistato da Radio Vaticana.

Don Simone, come vengono vissute le liturgie?
Sempre con il canto, partecipato da tutti. Si sente una partecipazione viva, si avverte maggiormente il senso di corpo, perché si diventa, insieme, una sola voce.

E il resto della vita parrocchiale? Che tipo di coinvolgimento c’è da parte dei laici?
Le attività sono più o meno quelle presenti nelle nostre parrocchie, quindi incentrate un po’ sulla liturgia, sui sacramenti, su catechisti, formazione e carità. Ma è una struttura che coinvolge particolarmente i laici. Ci sono figure – presidente, catechista, presidenti di quartiere, rappresentanti di commissioni – che corresponsabilizzano molto i laici. Spesso non sono i sacerdoti a dover dire: ‘Facciamo questo, facciamo quell’altro’, ma sono proprio loro che invitano, che chiedono di poter fare delle cose.

Don Simone Franceschini

La pastorale è resa vivace da un forte associazionismo. Ci sono gli scout ma anche realtà che non esistono da noi, giovani cristiani agricoltori, soprattutto nelle campagne, la gioventù eucaristica… e altre, le quali hanno il prezioso compito, attraverso il legame più stringente che c’è tra di loro, di far percepire un’appartenenza più forte alla Chiesa, aiutando molto i cristiani a sentirsi uniti e attivi nella vita della parrocchia. Anche nella campagna sono molto responsabili; spesso le chiese là nascono attorno a una o qualche famiglia che chiede ai sacerdoti più vicini di poter costituire una chiesa nuova. Da noi per esempio quest’anno è nata una chiesa nuova nella zona della ‘brousse’, nella campagna. C’era una famiglia che si era insediata lì da alcuni anni, da un po’ di tempo aveva cominciato a pregare in una cappellina che aveva costruito per il vicinato. Il vescovo ha dato loro la possibilità di diventare una vera e propria chiesa; là andiamo a celebrare la Messa circa una volta al mese. Grazie a loro tante persone si sono avvicinate alla fede. Quest’anno faremo una quarantina di battesimi tra giovani, bambini, adulti grazie all’invito di questa famiglia che ama e invita alla preghiera.

Con quale state d’animo vi state preparando per incontrare il Papa preparate a questo incontro?
In questi mesi preghiamo quotidianamente per la venuta del Papa, l’attesa è veramente molto forte; ogni giorno nella Messa si ricorda questo avvenimento. All’incontro con il Papa parteciperanno circa settanta persone dalla nostra parrocchia. Penso che dal Pontefice ci si aspetti davvero un aiuto per sentirsi Chiesa universale. Siamo su un’isola. È vero che oggi inizia ad arrivare anche qui internet, e quindi una certa consapevolezza che il mondo è grande, ma molta gente sull’isola non si rende ancora conto di dove sia il Madagascar. Ci sono persone che non hanno mai visto il mare. La venuta del Papa qui credo faccia pensare loro che la Chiesa non è semplicemente una cosa di questo Paese, ma che la grandezza della Chiesa cattolica è universale.



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