Un Vangelo fruibile da tutti i musulmani

La seconda parte dell’articolo sullo studio di padre Borrmans

Pubblichiamo la seconda parte dell’articolo del nostro collaboratore Alfredo sullo studio di padre Maurice Borrmans (la prima parte è pubblicata su La Libertà del 17 luglio scorso). Ricordiamo ai lettori interessati che presso la sede del Centro diocesano Comunicazioni sociali – La Libertà (via Vittorio Veneto 8/a – Reggio Emilia) è disponibile la raccolta degli articoli di Alfredo sulla religione islamica e pubblicati dal giornale negli anni 2017e 2018.

1. Essi hanno, del Vangelo, delle idee false e delle idee giuste
Come il testo coranico ha lasciato intendere e come afferma tutta la tradizione musulmana, questo Vangelo sarebbe un libro trasmesso direttamente da Dio a Gesù, che riprende il contenuto della Torah e annuncia il contenuto del Corano, donde alcune idee confuse nell’insegnamento dell’Islam a questo riguardo. Ogni catechismo in questa materia precisa che, secondo la credenza di sapienti eminenti, il vangelo attualmente in circolazione è di quattro esemplari, composti da quattro autori nessuno dei quali, nel modo più assoluto, ha visto il Messia. Essi sono Matteo, Marco, Luca e Giovanni. Il vangelo di ciascuno di loro contraddice gli altri su numerose questioni. Inoltre, i Cristiani possedevano numerosi vangeli, oltre a questi quattro, ma più di duecento anni dopo che Gesù fu elevato al cielo, essi sarebbero ricorsi alla soppressione di tutti gli altri eccetto questi quattro vangeli, per sbarazzarsi delle numerose contraddizioni e sfuggire all’abbondanza delle opinioni contrarie ed opposte. Questo discorso riassume a meraviglia tutta una parte della polemica anticristiana che gli esegeti ed i teologi dell’Islam non hanno mancato di sviluppare nel corso degli anni, e destinato ad essere ripreso accanto alla ‘critica liberale occidentale’, in questa materia, alle soglie dei tempi moderni. Il fatto è che il Corano stesso accusa gli Ebrei e, dopo questi, i Cristiani di aver falsificato le Scritture : “Sono alcuni fra i Giudei che sviano (Tahrif) la parola del suo senso (4, 46), e ricorrono allora alla sostituzione, al travisamento, al silenzio o all’oblio.

Ancora, la teologia musulmana non considera il dono delle Scritture che sotto la forma di un “dettato trascendente di un testo” dove non interviene per nulla la personalità del suo trasmettitore. Così come il Profeta Muhammad non è che un trasmettitore, Mosè e Gesù non avrebbero altra missione che di ricevere da Dio, l’uno il testo stesso della Torah e l’altro il testo esatto del Vangelo, per trasmetterlo ai loro discepoli “tale come è stato dettato loro”. Per i Musulmani la Torah, il Vangelo ed il Corano sono dei libri direttamente rivelati da Dio, senza che intervenga una qualunque dottrina dell’ispirazione e dunque una collaborazione possibile fra un autore divino e un autore umano. Leggendo in questo modo la Torah degli Ebrei e il Vangelo (o i Vangeli) dei Cristiani, come essi leggono il Corano, i Musulmani si convincono sempre più che la vera Torah non esiste più e che il Vangelo autentico è scomparso, anche se dei frammenti dell’una e dell’altro si possono ritrovare nei libri attualmente in possesso degli Ebrei e dei Cristiani.

Leggi tutto l’articolo a firma Alfredo su La Libertà dell’11 settembre

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