Coldiretti: i dazi di Trump mettono a rischio 4,5 mld di Made in Italy

Via libera all’importazione di carne dei vitelli alimentati con sangue e altri scarti animali mentre aumentano di 7 volte nel primo quadrimestre gli arrivi di grano duro dal Canada dove si usa l’erbicida glifosato in preraccolta secondo modalità vietate in Italia. È quanto afferma Coldiretti Emilia Romagna nel condividere le ragioni della protesta degli agricoltori francesi contro il Ceta, l’intesa di libero scambio con il Canada, al quale si oppongono tutte le organizzazioni agricole d’Oltralpe dopo la ratifica del loro Parlamento.

Inoltre – evidenzia Coldiretti Reggio Emilia  – ci sono 4,5 miliardi di esportazioni Made in Italy, soprattutto alimentare, nella black list di prodotti sulla quale applicare un aumento delle tariffe all’importazioni fino al 100% del valore attuale così come è stata elaborata dal Dipartimento del Commercio statunitense (USTR). Gli effetti dei nuovi dazi Usa sulle importazioni dalla Cina si sono già fatti sentire e si estendono da borse a valute fino ai prodotti agricoli, da soia al mais che rischiano di provocare uno sconvolgimento globale anche dei mercati agricoli con effetti diretti sull’Europa e sull’Italia.

A preoccupare – sottolinea Coldiretti Reggio Emilia – sono anche le conseguenze sulle importazioni di carne canadese visto che nel Paese nord americano per l’alimentazione degli animali è consentito l’uso di derivati di sangue, peli e grassi trattati ad alte temperature, senza indicazione in etichetta, un sistema che in Europa è vietato da oltre venti anni a seguito dello scandalo della mucca pazza. Proprio quell’emergenza – afferma Coldiretti – è costata all’Italia e all’Europa un pesante bilancio in termini di perdite di vite umane, costi sociali ed economici, con il panico che si era diffuso fra i consumatori mentre carcasse di mucche e vitelli bruciavano in enormi roghi per arginare l’epidemia.

«Non possiamo certamente tornare indietro su temi così delicati che riguardano la salute dei consumatori – commenta Maria Cerabona, direttore della Coldiretti reggiana – dopo che abbiamo superato la situazione della ‘mucca pazza’, messo in sicurezza i consumatori e il sistema produttivo con una rete di controlli e garanzie fondamentali per la tranquillità di tutti».

«Consideriamo anche che la concorrenza sleale delle importazioni di prodotti che non rispettano le stesse regole di sicurezza alimentare e ambientale come, ad esempio – continua la Cerabona – il grano duro canadese che viene fatto maturare con il glifosato. Questo oltre mettere in pericolo la salute dei consumatori italiani, rischia di vanificare il lavoro delle nostre imprese agricole che producono grano, maturato grazie al sole».

Senza considerare la mossa protezionista degli Usa con la black list ufficiale pubblicata sul registro Federale Usa in cui sono maggiormente colpite nell’ordine la Francia, l’Italia e la Germania che – denuncia Coldiretti Reggio Emilia – risponde sicuramente alle sollecitazioni della lobby del falso Made in Italy alimentare che in Usa fattura 23 miliardi di euro, secondo una stima della Coldiretti. Ad essere più imitati, infatti, sono proprio i salumi ed i formaggi italiani presenti nella lista, con i 204 milioni di chili di Parmesan.

«Questo modo di intendere gli accordi di libero scambio pregiudica la vera internazionalizzazione dei prodotti agroalimentari – afferma il presidente della Coldiretti Ettore Prandini – perché deve sempre essere salvaguardato il principio di tutela e deve essere data facoltà ai singoli Stati di poter fare i controlli non solo nei Paesi dove la merce arriva. Ci batteremo sempre per far crescere le esportazioni ma pretendiamo che i prodotti importati, allevati o coltivati nel resto del mondo, abbiano lo stesso sistema di valutazione e le stesse regole imposte alle nostre imprese. Le intese di libero scambio – conclude Prandini – devono essere basate su tre principi: parità di condizioni, efficacia dei controlli, reciprocità delle norme sugli impatti ambientali, economici e sociali e questo vale ancora di più per le verifiche igienico sanitarie e la sicurezza alimentare».

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