Abusi di minori, formati per vigilare

Inappetenza, calo del rendimento scolastico, iperattività, depressione, disturbi dell’umore, enuresi… Sono solo alcuni dei sintomi manifestati dai bambini vittime di maltrattamento e abuso sessuale, che la medicina definisce come “a-specifici”, in quanto disturbi generici e difficili da ricondurre al male che li ha originati. Proprio per questo l’Ausl di Reggio Emilia insieme al Servizio Sociale della nostra provincia tra marzo 2017 e ottobre 2018 ha promosso giornate di formazione condivise tra professionisti, per istruire medici pediatri, di pronto soccorso, neuropsichiatri infantili, psicologi, educatori, assistenti sociali e offrire loro più strumenti possibili per individuare disagi, disturbi e problemi, tramite il metodo definito “dell’intelligenza emotiva”.
“Senza i mezzi culturali idonei a intercettare e cogliere i segni nei piccoli pazienti che incontriamo”, afferma Elena Ferrari, pediatra e sessuologo clinico, “nessun professionista è in grado di accostarsi alla terribile disumanità dell’abuso, perché i segni sono presenti, ma ‘mancano gli occhi competenti per vederli’. La naturale reazione di ogni operatore di fronte a un caso di sospetto maltrattamento e abuso sessuale è la negazione. L’abuso è un atto a cui la nostra mente si ribella innescando processi di rimozione e difesa da atti così disumani”. Per questo è importante una formazione appropriata rivolta ai professionisti del settore, che non solo trasmetta nozioni ma sia capace di orientare ad un ascolto empatico e non giudicante.

Continua a leggere tutto l’articolo di Emanuele Borghi su La Libertà del 31 luglio

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