Dopo la famiglia, i bambini: avanza l’opera disgregatrice

Uno tsunami ideologico a partire dagli anni 70 ha investito la famiglia, esaltando il ruolo della donna come soggetto a sé, svincolato dai fondamentali legami familiari, funzionale alla sola produzione.
Si è fatta strada l’idea di “pari opportunità” come piena partecipazione della donna alla vita politica ed economica del paese purché esterna alla famiglia, senza tener conto che di pari opportunità avrebbe diritto anche la donna che scegliesse di privilegiare l’ambito familiare, a tutto vantaggio dei figli e della società. Abbiamo assistito, pertanto, alla graduale disgregazione dei nuclei familiari, con crescente disagio dei figli, privati della certezza di un ambito affettivo stabile e sicuro.
Si dovrebbe avere il coraggio di mettere in relazione questo fenomeno con l’aumento esponenziale di alunni con disagio comportamentale o con disturbi evolutivi, che tanto preoccupa il nostro sistema scolastico.
L’obiettivo di indebolire la famiglia a favore di una società fatta di individui privi di legami è funzionale al potere di manipolazione del consenso e del consumo.
A partire da quegli anni, ma con un’accelerazione notevole nell’ultimo decennio, agenzie internazionali hanno cercato di imporre la cultura che si identifica con la sigla LGBT (Lesbiche, Gay, Bisessuali e Transgender) poi estesa anche a Queer e Intersessuali. Come afferma il vescovo Massimo, “la cultura Lgbt purtroppo, in taluni casi, partecipa di questo attacco alla famiglia, che vede come una contraddizione ai diritti dei singoli”.

Continua a leggere tutto l’articolo di Giuliano Romoli su La Libertà del 31 luglio

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