Tributo letterario di Rita Coruzzi alla Regina di Reggio
Martedì 18 giugno è stato presentato l’ultimo libro della scrittrice reggiana, pubblicato dalle Edizioni San Lorenzo, con prefazione del vescovo Massimo
Da La Libertà del 26 giugno
Per il titolo di questo articolo il copyright è di padre Anacleto Tommasi dei Servi di Maria, che interviene alla presentazione alla Libreria All’Arco di Reggio nel pomeriggio di martedì 18 giugno. In effetti per l’ultimo libro di Rita Coruzzi, “Madonna della Ghiara, la Regina della mia città” (Edizioni San Lorenzo, 144 pagine, 13,50 euro) la definizione di “guida pregata” è tagliata su misura.
L’opera, innanzitutto, è un omaggio sincero e delicato alla Beata Vergine in questo Giubileo del quarto centenario della traslazione dell’Immagine miracolosa all’interno del Santuario reggiano. Come tale, congiunge passato e attualità.
Ma riassume anche “generi” diversi. La scrittrice trentatreenne – che quasi in contemporanea ha dato alle stampe per Piemme un altro libro “Mi chiamo Mouhamed Alì”, insieme a Mouhamed Alì Ndiaye – si è documentata presso i religiosi custodi della Ghiara e presenta da un lato un approfondimento storico e artistico sui tesori dipinti di cui il tempio cittadino trabocca. Dall’altro, però, offre al lettore una sorta di diario spirituale, capace di illuminare l’esperienza del buio interiore e della disabilità.
Ad esempio a pagina 99 ci s’imbatte in questa frase: “In questa vita non si può scegliere di non soffrire, ma si può scegliere come e per chi farlo”. Parole profonde di un’introspezione condivisa, leggendo le quali si ha la sensazione di ripercorrere insieme a Rita il suo cammino sotto la volta del cielo, dove a guidarla sono le stelle polari della nonna materna e del padre, venuto a mancare di recente.
Anche il Vescovo, che firma la prefazione, è rimasto colpito dai commenti spirituali della giovane alle meraviglie della Ghiara, in particolare alla tela di Gesù morente realizzata dal Guercino e alla statua della Madonna Addolorata, alle quali sono dedicati rispettivamente i capitoli sesto e settimo. “Si tratta di due opere note e di grande pregio. Ma esse – annota monsignor Massimo Camisasca – sono anche una vera e propria catechesi sul mistero della redenzione del mondo, sul senso del dolore, sulla luce della risurrezione. Rita ci aiuta, attraverso le sue parole, a guardare con attenzione, a contemplare questi capolavori. E attraverso la contemplazione ci aiuta a capire qualcosa di più del mistero grande dell’amore di Dio per l’uomo”.
Rita, donna forte, è abituata a confrontarsi con dei pesi massimi della femminilità.
Lo ha già fatto con il romanzo storico su Giovanna d’Arco, intitolato “L’eretica di Dio”, e continua a riscuotere grande successo con “Matilde”, che ha collezionato vittorie nei premi internazionali “Michelangelo Buonarroti”, “Stefano Zangheri” e “Città di Cattolica”.
Stavolta è andata a prendere il modello di tutte e di sempre, la Madre di ogni consolazione. Durante l’incontro di presentazione nella libreria cittadina, alla presenza dell’editore Simone Forte, l’autrice motiva così la sua scelta: “Con Maria ho un debito di riconoscenza grosso come una casa. Quando a 15 anni sono andata la prima volta a Lourdes e non accettavo la mia condizione (affetta da tetraparesi, in conseguenza di un intervento chirurgico andato male, è in carrozzina dall’età di dieci anni), Lei ha plasmato tutto il pellegrinaggio e mi ha fatto capire il perché mi era capitato tutto questo, donandomi nuova speranza e voglia di vivere. La mia mamma terrena mi ha spinto a fare quel viaggio e Maria, madre celeste, mi ha salvato”.
Durante il dialogo Rita trasmette con il sorriso sulle labbra la testimonianza di chi della sua esistenza ha fatto una battaglia quotidiana per dimostrare che non ci si deve arrendere mai e che con la guida dei santi è sempre possibile trovare un’energia trascendente che fa superare le prove.
“La Ghiara – aggiunge – è un filo conduttore, perché quando prego lì sento tutta quella spiritualità e trovo l’amore che vivo anche Lourdes, grazie anche ai canti, che sono molto simili”.
Tra le figure luminose su cui la scrittrice s’intrattiene in questo suo tredicesimo libro – i titoli si trovano riepilogati nel sito web www.ritacoruzzi.it, insieme alle foto degli incontri da ricordare, come quello con Benedetto XVI, passando da Bruno Vespa e Paolo Brosio – c’è anche la santa degli impossibili, Rita da Cascia, a cui la Ghiara tributa un quadro, la nostra autrice deve il nome di battesimo, mentre Marta Martelli, la madre, in qualche modo deve la vita stessa, secondo la trama biografica che viene sviluppata nell’ultimo capitolo.
Nell’epilogo, invece, Rita Coruzzi si rivolge con una toccante lettera a suor Maria Francesca D’Albo di Gesù Risorto, la consacrata con la quale sta facendo un cammino di discernimento spirituale, prima di concludere, tra prosa e preghiera, con un pensiero alla Madonna della Ghiara: “Grazie per tenermi sempre per mano e non abbandonarmi mai. Da parte mia farò del mio meglio per onorarti e amarti, per avere la semplicità di Marchino, la forza d’animo di santa Rita e soprattutto per guardare a te come modello, donna sopra tutte le donne, donna mirabile dal nome dolcissimo, nome d’amore”.
Edoardo Tincani