Arrivando a Correggio la mattina del 4 giugno ci si accorge immediatamente che è festa grande nonostante sia martedì. La gente è seduta nelle distese dei bar a gustarsi con calma pasta e caffè e nelle colonnine per pagare i parcheggi campeggia la scritta ‘sosta libera’, proprio come la domenica. È il giorno della sagra di san Quirino e la festa raddoppia perché la grande Basilica riapre dopo il restauro dei danni subiti in seguito al terremoto del maggio 2012 e, come in tutte le feste patronali che si rispettino, la gente sul sagrato si perde volentieri in chiacchiere mentre aspetta l’inizio della funzione solenne. (qui tutte le foto)
La devozione dei correggesi per il santo vescovo di Sciscia, oggi in Croazia, affonda le sue radici ben prima dell’anno mille. Quirino fu condannato a morte nel 309 dopo essersi rifiutato di abiurare la fede in Cristo. Gli fu legata una macina da mulino al collo e fu gettato nella acque del fiume Perint. Le cronache narrano che, nonostante il peso della pietra, il suo corpo non accennava ad affondare finché il santo non chiese al Signore di lasciarlo venire a Lui. Fu papa Gregorio IV, nell’anno 833, che fece dono ai signori di Correggio delle spoglie di Quirino recuperate dai fedeli dopo il martirio e da allora riposano nella cripta della cittadina della bassa. La storia me la racconta il sagrestano Emilio Bellelli mentre, vestito a festa con la talare nera e la cotta bianca, accende le candele delle cornucopie della navata centrale: “Noi sagrestani nelle solennità mettiamo la veste nera, quella bordata di rosso è solo per il prevosto che è anche il priore dei canonici della nostra collegiata”.
Due ali di folla a fianco del portone centrale, con il gonfalone, il sindaco e tutte le altre autorità in prima fila, accolgono la processione d’ingresso aperta dai chierici e dai confratelli dell’Arciconfraternita del Santissimo Sacramento, a seguire i sacerdoti e i diaconi davanti al Nunzio apostolico dello Sri Lanka monsignor Pierre Nguyen Van Tot, legato alla città di Correggio fin dai tempi dei suoi studi in seminario. Il parroco, don Sergio Pellati, si ferma un attimo sulla soglia d’ingresso, con a fianco la reliquia di san Quirino portata dal diacono Giovanni Dalla Vecchia, per ricordare a tutti la solennità del momento e come il ritornare in questa chiesa sia una vera benedizione del Signore.
Leggi tutto l’articolo di Giuseppe Maria Codazzi su La Libertà del 12 giugno